C’è un uomo considerato un idolo a Kiev, quanto a Mosca. Capace di far innamorare entrambi i Paesi e tutt’ora conteso
Zelensky viene idolatrato in tutta l’Ucraina ed è considerato una guida per la sua Nazione. “Il miglior leader che potesse capitarci in un momento come questo”, ha dichiarato un componente dell’esercito ucraino nei giorni scorsi. Putin, allo stesso tempo, è osannato in tutta la Russia. “Sarò sempre dalla parte del mio Presidente”, ha annunciato l’ambasciatore russo in Polonia pochi giorni fa, nonostante le contestazioni ricevute.
I due leader rappresentano alla perfezione le due Nazioni: Putin sta a Mosca, come Zelensky sta a Kiev. Temuti, rispettati e osannati in patria, quanto odiati dalla controparte. Russia e Ucraina si stanno dando battaglia, dividendosi su ogni cosa: storia, cultura, ideologie e schieramenti politici. Due mondi opposti, nonostante la vicinanza politica e territoriale. Due mondi con poche cose in comune. Tra le tante storie che questo conflitto ci ha regalato ce n’è una che sembra destinata ad aumentare le differenze ideologiche tra le due nazioni. La voglia di accaparrarsi i successi e la vicinanza storica di un vero e proprio idolo. Per tutte e due le Nazioni.
Esiste infatti una sola persona in grado di entrare nel cuore di entrambi gli schieramenti. Un idolo per la Russia, quanto per l’Ucraina. Una persona che ha scritto pagine immortali di storia in entrambe le nazioni e che, ne siamo sicuri, avrebbe vissuto questo conflitto con una terribile lacerazione interiore. Parliamo di Valery Lobanovsky, storico allenatore che ha fatto le fortune in Russia della Nazionale (portando l’Urss a livelli mai toccati) e in Ucraina della Dinamo Kiev. Era stato chiamato il Profeta del calcio del Futuro, per il suo modo di interpretare gli schemi di gioco. Considerata alla stregua dell’Olanda di Cruyff, la sua Urss esprimeva un gioco fantasioso, armonico, brillante e divertente. E’ stato un rivoluzionario. Un allenatore moderno e amante del bel gioco.
Il profeta del calcio del futuro
Si rivelò al mondo quando la sua Dinamo Kiev (che ha diretto in tre periodi diversi per complessivi 20 anni) vinse nel ’75 il campionato sovietico, la Coppa delle Coppe, la Supecoppa europea (battendo il Bayern). Blochin, il leader dell’attacco, fu eletto Pallone d’Oro quello stesso anno. Alla guida dell’Urss gli è mancata la vittoria di un trofeo, ma ha incantato, facendo divertire tutti. La preparazione era basata su dati scientifici verso i quali Lobanovsky era attentissimo: “tutto è un numero” era uno dei suoi modi di dire preferiti.
Con la Dinamo ha vinto 8 scudetti e 6 Coppe dell’Urss, 3 scudetti e 2 Coppe dell’Ucraina, 2 Coppe delle Coppe, 1 Supercoppa. E’ stato l’ultimo allenatore dell’Urss nel suo terzo mandato (’86-’90). Il 13 maggio 2022 saranno venti anni dalla sua scomparsa. Da che parte sarebbe stato Lobanovsky? Difficile dirlo. Quello che sappiamo è che resterà un idolo sia per i russi, che per gli ucraini.