I Balcani come una polveriera: ecco cosa può accadere

Mentre la guerra in Ucraina sta prendendo la scena europea, anche in altre regioni d’Europa la situazione resta tutt’altro che tranquilla

I Balcani sono in ebollizione e la situazione potrebbe precipitare a breve. Nella disattenzione dei governi, dei media e dell’opinione pubblica europea in generale, la situazione ad est del Mare Adriatico diventa giorno dopo giorno sempre più complicata, tra relazioni estere complicate, conflitti interni pericolosi e accordi disattesi.

Il presidente della Serbia in visita a Berlino – Ansa foto

Non bastava l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non bastavano Finlandia e Svezia a premere per entrare nella Nato, ora a creare un problema geopolitico in più ci sono anche tutti i paesi balcanici che da anni stanno facendo il loro percorso per riuscire ad essere riconosciuti dalla UE e che tornano a vivere un momento di importanti turbolenze interne tanto da creare non poca preoccupazione agli altri stati europei.

Una situazione davvero calda

Le relazioni tra Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina; le relazioni tra le minoranze all’interno della Bosnia e Erzegovina ; quelle tra Serbia e Kosovo o i rapporti davvero ai minimi termini tra Albania e Consiglio di Europa, fotografano molto bene la situazione che gli accordi internazionali, che hanno stabilizzato la regione negli ultimi decenni,  non riescono più a calmare. L’ Accordo di Bruxelles sottoscritto da Serbia e Kosovo nel 2013, sotto gli auspici della Ue, non ha più alcun valore ed invece di lavorare per una nuova intesa l’Europa latita e lascia soffiare sul fuoco di tensioni sempre più accese. Sono dell’inizio del 2022 le gravi accuse rivolte dal Presidente serbo Aleksander Vučić  al governo di Pristina di mettere in atto una “sistematica pulizia etnica” verso i serbi e, di rimando, le accuse kosovare verso Belgrado di destabilizzare la regione.

L’invasione dell’Ucraina acuisce le distanze

La recente decisione di Putin di effettuare l’operazione militare in Ucraina ha portato l’Europa e altri stati del mondo ad attuare sanzioni contro la Russia, invece il rifiuto della Serbia di imporre sanzioni alla Russia e la scelta del Kosovo di adeguarsi alle richieste europee è stata l’ennesima decisione che ha allontanato ancora di più i due stati. La stessa indipendenza del Kosovo, autoproclamata nel 2008 e mai riconosciuta ufficialmente del Consiglio di sicurezza Onu e della Serbia, è fonte di non poco imbarazzo nella stessa Serbia, soprattutto alla luce dell’atteggiamento di Putin nei confronti delle regioni del Dombass e Luhansk autoproclamatesi a loro volta indipendenti. Se aggiungiamo l’imprudente candidatura del Kosovo al Consiglio d’Europa promossa dalla Germania, si capisce che il nodo sta diventando pericolosamente troppo stretto per provare ad essere sciolto.

Anche in Bosnia Erzegovina la situazione non è tranquilla

Non è certamente più tranquilla la situazione in Bosnia Erzegovina dove la tensione tra le etnie serba, croata e musulmana, che si spartiscono equamente territorio e strutture di governo, sono oramai alle stelle. Le prossime elezioni di ottobre, che dovrebbero aiutare a calmierare la situazione, attendono sempre una riforma elettorale che metta d’accordo tutti e, nel frattempo, non si è riusciti a trovare neanche una linea comune sulle sanzioni eventualmente da applicare alla Russia. Insomma, rimpalli di responsabilità, veti incrociati, piccoli dispetti che non fanno che attizzare un fuoco che cova sotto le ceneri, nella pericolosa indifferenza del resto d’Europa.

 

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