Torna la folla in piazza san Pietro dopo due anni di Covid. Decine di migliaia di fedeli hanno assistito alla pronuncia da parte di Papa Francesco della formula di canonizzazione dei dieci nuovi santi, accogliendolo con una grande ovazione.
Il Pontefice ha infatti celebrato sul sagrato della Basilica di San Pietro il rito di canonizzazione di dieci beati, che ora diventano santi. Si tratta di sei uomini e quattro donne, di cui cinque italiani, tre francesi, un indiano e un olandese. Tra questi ci sono Charles de Foucauld, noto anche come il santo del deserto, e Titus Brandsma, il prete giornalista che sfidò il nazismo. Oltre a loro, Lazzaro (detto Devasahayam), César de Bus, Luigi Maria Palazzolo, Giustino Maria Russolillo, Maria Rivier, Maria Francesca di Gesù Rubatto, Maria di Gesù Santocanale, Maria Domenica Mantovani.
Alla celebrazione ha partecipato anche il capo dello Stato Sergio Mattarella. Mentre i nomi dei santi venivano salutati dagli applausi dei pellegrini presenti in piazza, uno ad uno, il Papa ha pronunciato la formula di canonizzazione in latino, al termine della “petitio” del prefetto delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro.
Le parole di Francesco per i dieci nuovi santi
Durante l’omelia della messa, il Papa ha ricordato il “criterio fondamentale” per conoscere la realtà della santità di questi uomini e donne, e di conseguenza di ogni cristiano, che è posto nel “comandamento dell’amore”. “Al centro non ci sono la nostra bravura e i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato. All’inizio del nostro essere cristiani non ci sono le dottrine e le opere, ma lo stupore di scoprirsi amati, prima di ogni nostra risposta”, ha spiegato il Papa.
“Mentre il mondo vuole spesso convincerci che abbiamo valore solo se produciamo dei risultati, il Vangelo ci ricorda la verità della vita: siamo amati, e questo è il nostro valore, siamo amati”, ha proseguito Francesco, che ha parlato di una “verità ci chiede una conversione sull’idea che spesso abbiamo di santità”. “A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio“, la considerazione espressa dal Pontefice.
“Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta”. Ma “essere discepoli di Gesù e camminare sulla via della santità è anzitutto lasciarsi trasfigurare dalla potenza dell’amore di Dio”, ha concluso Francesco. “I nostri compagni di viaggio, oggi canonizzati, hanno vissuto così la santità: abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, di consacrata, di laico – si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia”.