La rivista Rolling Stones ha intervistato 20 fonti vicine al 50enne scomparso lo scorso 25 marzo. “Non reggeva più quei ritmi, aveva un accordo con il frontman per ridurre il tour…”, ha raccontato Matt Cameron, batterista dei Pearl Jam. Lo staff della band ha smentito tale dichiarazioni.
“Non ce la faceva più di quei ritmi…”. È la denuncia, o meglio la testimonianza, di alcuni amici di Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters scomparso lo scorso 25 marzo. Secondo Matt Cameron, batterista dei Pearl Jam, l’ex membro della band (morto all’età di 50 anni) aveva confidato di essere in difficoltà nel reggere le pressioni e la fatica (fisica e mentale) di tutte le tappe previste dal tour.
Almeno questo è quanto riportato dalla rivista Rolling Stones, che ha intervistato 20 fonti vicino a Hawkins. Lo staff dei Foo Fighters, come era scontato, ha smentito tale informazioni relative alla vita frenetica, difficile da sopportare soprattutto in determinati periodi. Hawkins e il frontman Dave Grohl, tornando alle dichiarazioni di Cameron, avevano fatto una specie di accordo, ma successivamente il tour era diventato più folle e impegnativo a livello di date e sforzi necessari per portarlo avanti.
Nel sangue del batterista trovate 10 sostanze diverse
Il numero delle esibizioni, infatti, non sarebbe mai stato ridotto e Hawkins, per sentirsi partecipe come sempre, aveva accettato di continuare e “stringere i denti”. Nel corpo del batterista, deceduto nella capitale colombiana Bogotà, sono state trovate tracce di 10 diverse sostanze, tra cui il THC (il principio attivo della marijuana), antidolorifici e antidepressivi.