Il professore, direttore del laboratorio di microbiologia dell’università di Padova, predica calma sulla variante sudafricana: “Non è il momento del panico!”. Poi conferma: “Non sono convinto del vaccino per i bambini, è una questione di principio di cautela”.
Tutte le varianti della preoccupazione. L’asticella della paura è risalita dopo le ultime notizie, tra cui quella relativa al primo caso riscontrato in Europa (in Belgio) di variante sudafricana del Covid-19. “Non deve essere il momento del panico!”, esclama il professor Andrea Crisanti, contattato in esclusiva dalla redazione di notizie.com. Il direttore del laboratorio di microbiologia dell’università di Padova predica calma, non comprende l’allarmismo eccessivo: “Questa è una variante, va analizzata e va capito esattamente cosa fare. Ci vuole un attimo di tempo per capire bene le problematiche, sicuramente è una cosa che va seguita, ma anche i mercati stanno veramente reagendo con panico. Forse perché pensavano di essere tutti fuori, invece al primo segnale in cui non sembra che sia così è scoppiato un casino…”.
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Crisanti: “Abbiamo il tempo per gestire la variante sudafricana”
Crisanti confida nei vaccini, non ha dubbi sulla strada da seguire: “La priorità rimane la terza dose, non c’è dubbio. Non voglio dire che la variante sudafricana vada sottovaluta, ma va gestita con calma. Ripeto, non è il momento del panico! Abbiamo i vaccini, abbiamo dimostrato di saperli usare. È una cosa seria, però abbiamo tutto il tempo per poterla gestire”. Ha fatto discutere una sua dichiarazione rilasciata a Piazza Pulita (“Se avessi un figlio piccolo esiterei a vaccinarlo”), le sue parole sono state utilizzate per rilanciare lo scontro tra i pro e no-vax: “Ma cosa c’entra? Chi se ne frega di come vengono interpretate le mie parole… Il confronto scientifico va sopra le considerazioni stupide e le argomentazioni che vengono sfruttate, quindi non mi interessa”.
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Il Professore sui vaccini ai bambini: “Non sono convinto, devo ripetere a pappagallo?”
Il Professore specifica la sua posizione in merito ai vaccini per i bambini dai 5 agli 11 anni: “Non sono convinto. Che cosa devo fare, ripetere quello che dicono altri come un pappagallo? Alla fine andrà benissimo con i vaccini sui bambini, ne sono sicuro, ma qui si parla di una questione di principio di cautela. Duemila casi, a mio avviso, non sono sufficienti. Se lo sono per gli altri, allora vorrà dire che se ne assumeranno la responsabilità. Il problema è che nessuno se l’è presa di approvare Astrazeneca con 20mila casi”. Le perplessità sono nei dati analizzati: “Non dobbiamo prenderci in giro, 2.500 casi di bambini, come scienziato, non li ritegno sufficienti per catturare eventi avversi che hanno una probabilità inferiore a 1 su 2.000. È molto semplice. I dati di Astrazeneca, su 25mila casi, non catturavano la probabilità che in un caso su 100mila potesse esserci una complicazione trombocita”.