Il campione svedese è stato il mattatore della festa notturna rossonera davanti a 50.000 persone ha dato spettacolo fino all’alba
Un giorno che non dimenticherà mai. Emozionato e con gli occhi lucidi, chi l’ha visto è rimasto sorpreso di vederlo in questo stato, ma anche i duri o presunti tali hanno un cuore e quello di Zlatan Ibrahimovic nel giorno dello scudetto rossonero ha vacillato parecchio. Lui che di solito non si apre agli altri e resta quasi sempre scuro in volto, ma non perché è nervoso o arrabbiato in maniera perenne, è un modo di essere e farsi vedere in quello stato. Ma lo scudetto ha sbloccato tutto e aperto un fronte. Nella notte, di ritorno da Reggio Emilia, una volta che la squadra è arrivata a Casa Milan è successo il delirio. Ha preso la coppa dello scudetto e l’ha alzata davanti a oltre 50.000 persone in festa: “Milan non è Milano, Italia è Milano…“, ha urlato lo svedese e ha ricevuto un boato come risposta.
Subito dopo la partita, il giocatore del Milan che ha fatto il suo show con il sigaro e una bottiglia di champagne si è fermato a parlare un po’ e lì l’emozione l’ha un po’ tradito, tanto che ha dovuto fermarsi per poi riprendere: “A questo scudetto nessuno ci credeva, solo una persona. Tutto questo lo dedico a Mino Raiola, è il primo trofeo che vinco senza di lui. Lui mi ha spinto a venire qui e salvare il Milan due anni fa. Se questa è stata la mia ultima partita? Dipende da come sto, nei prossimi giorni avrò delle risposte. Se riuscirò a star bene non lo sarà. Operazione? Vediamo cosa succede e vi dirò”
“Tutti mi prendevano per pazzo quando due anni fa dissi che sarei tornato e avremmo vinto lo scudetto”
Zlatan ha poi ripercorso la trionfale stagione rossonera, per lui un po’ travagliata: “Questo è lo scudetto più soddisfacente, quando sono arrivato ricordo ancora che alla conferenza stampa mi fu detto che normalmente chi torna dove ha giocato solitamente può fare peggio e rischia di fallire. Io ho promesso di riportare il Milan al top e vincere lo scudetto, in tanti ridevano e invece sono qua da campione, con una squadra sulla quale non tutti credevano. Invece ci siamo sacrificati e abbiamo sofferto, quando è così tutto è possibile. Quest’anno ho sofferto troppo, ma non scendo nei dettagli. Nei prossimi giorni parlerò di tutto ciò che mi è successo“.
In pieno stile Ibra, si è poi preso i suoi meriti per come la squadra è cresciuta negli ultimi due anni: “Il mio primo giorno era un Milan, oggi è un altro. Ogni giorno ho fatto ciò che faccio sempre. Come altri mi hanno costruito, crescendomi per essere così, io ho cercato di trasmetterlo ai più giovani. Se poi spiego nei dettagli cosa è successo quest’anno. Una storia incredibile. Però ho cercato di aiutare dentro e fuori dal campo, la squadra è stata molto disponibile. Aspettavano un pilota“. Infine qualche parola anche su Stefano Pioli: “Il gruppo è forte, il mister ha fatto grandi cose. Abbiamo lavorato in silenzio e alla fine si può dire che abbiamo vinto noi. Da quando sono arrivato io abbiamo fatto secondi e poi primi. Mancava solo il trofeo. Il mister mi dà responsabilità e spazio per essere me: negli ultimi tre mesi mi ha detto che è stressato, ma è normale! Io stressato? No qualcosa lo avevo già vinto…“.