La crisi del grano sta passando sempre più da incubo a realtà, con la guerra in Ucraina che sta mettendo in pericolo i raccolti e anche gli stessi commerci, ormai impossibili via terra.
Dall’Ucraina infatti partivano fino a pochi mesi fa una quantità di esportazioni agricole che bastavano a garantire la nutrizione di 400 milioni di persone nel mondo, dislocate in tutti i continenti. Dall’Africa all’Asia passando per il Medio Oriente, per una quantità di grano mensile pari a 5 milioni di tonnellate.
Nel mese di aprile il calo è stato però vorticoso, tanto che dalla cifra iniziale legata alle esportazioni si è giunti addirittura a circa un milione. Un tracollo che non è solo questione di soldi, ma anche di alimentazione, e quindi di vita e di sussistenza.
Nel 2021 in cifre nette sono usciti dal Paese 106 milioni di tonnellate di cereali ucraini, dopo essere stati raccolti in ben 1.200 silos d’acciaio smistati nel grande terminal di Odessa, in cui lavorano nientemeno che 100 mila persone. La guerra ha però bloccato il porto, e oggi 20 milioni di tonnellate di cereali sono fermi in quell’area del pianeta.
Il calo che era già iniziato e il colpo della crisi ucraina
Come ricorda oggi il Corriere della Sera, negli ultimi cinque anni le persone che si sono trovate sul baratro della fame sono quasi raddoppiate, passate da 108 a 193 milioni. Complice la pandemia, ma anche la crisi energetica e quella climatica. I raccolti sono infatti già ridotti ovunque, non solo in Ucraina ma anche negli Usa, in Cina, in Europa e in India.
In ognuno di questi luoghi per cause differenti, dalle inondazioni alla poca pioggia oppure per il gran caldo e la siccità, situazioni che si sono verificate rispettivamente in Cina, in Europa e in India. A rischio non ci sono beni di lusso, ma il pane stesso, tanto che già 26 Paesi hanno adottato severe restrizioni all’export di prodotti agricoli.
Un calo che ha toccato il 15% delle calorie del commercio globale. Ora con la crisi ucraina, la guerra alle porte dell’Europa e il blocco del Mar Nero il rischio di acuta insicurezza alimentare si fa vivo e pressante per 47 milioni di persone in più. Naturalmente, ad esserne colpiti sono come al solito i più poveri, visto che in aree come quelle dell’Africa Sub-sahariana si arriva a impiegare più o meno la metà delle proprie spese quotidiane per il cibo, contro il 20 per cento in Europa.
Mosca sostiene però che la colpa non è della guerra ma delle sanzioni occidentali, mentre in realtà il Cremlino continua ad esportare in altri Paesi come Egitto, Iran, Turchia, Siria. Ma non basterà il grano russo a compensare la richiesta, sempre più crescente, di grano nel mondo.