Sono oltre 200 i casi in tutto il mondo di questa malattia, che sta destando sempre maggiore preoccupazione. Ecco tutte le informazioni per riconoscerlo ed eventualmente superarlo
Sono sempre più numerosi i casi riscontrati di vaiolo delle scimmie. Considerando tutto il mondo è già stata superata quota 200, motivo per il quale si sta accendendo l’allarme da parte di tutti i sistemi sanitari, anche e soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti in vista dell’estate. Ma cosa è il vaiolo delle scimmie e quali sono i rischi concreti? La malattia è stata per la prima volta identificata nell’uomo nel 1970, nella Repubblica Democratica del Congo, e porta questo nome in quanto comparso in una colonia di scimmie allevate per la ricerca nel 1958.
Solitamente i sintomi – descritti dall’Oms – attraverso i quali si può individuare la presenza di questo virus sono una leggera febbre e un’eruzione cutanea. Oltre a questi non è raro riscontrare anche mal di testa intenso, dolori muscolari e alla schiena, scarsa energia, linfonodi ingrossati o lesioni. Per quanto riguarda nello specifico l’eruzione cutanea, questa tende a svilupparsi inizialmente sul viso, per poi diffondersi in altre parti del corpo (specialmente pianta dei piedi e palmi delle mani, ma può capitare su bocca, genitali e occhi). Per quanto riguarda gli effetti, i tassi di mortalità si aggirano tra lo 0 e l’11% della popolazione, con rischio più alto per i bambini piccoli e le persone con carenze immunitarie.
Cura e trasmissione
Nella stragrande maggioranza dei casi, comunque, i sintomi del vaiolo delle scimmie si risolvono da soli, senza necessità di ricorso a cure mediche. L’importante è prendersi cura dell’eruzione cutanea o delle piaghe lasciandole asciugare, possibilmente coprendole con una medicazione per proteggere l’area. Nelle situazioni più gravi invece può essere consigliata l’immunoglobulina vaccinica (VIG), così come un antivirale noto come tecovirimat o TPOXX. Come si trasmette il vaiolo delle scimmie? Attraverso il contatto ravvicinato con una persona o un animale infetto, o in alternativa con materiale contaminato dal virus. Occorre quindi uno stretto contatto fisico, compreso quello sessuale. Il virus può essere trasmesso pure da una persona incinta al suo feto o da un genitore infetto a un bambino durante o dopo la nascita attraverso il contatto pelle a pelle.