I dati dell’Istat conferma un calo della disoccupazione, ma il boom dei contratti a tempo determinato apre un nuovo scontro all’interno della maggioranza.
In Italia i dati Istat danno buone notizie per quanto riguarda il mondo del lavoro. Nel mese di aprile il tasso di disoccupazione, come riferito da Verità & Affari, è diminuito all’8,4% mentre quello di occupazione è rimasto più o meno stabile.
In particolare, il quarto mese del 2022 ha registrato un boom di contratti a tempo determinato. Questa tipologia, infatti, è stata adottata dalle aziende per oltre metà di contratti di aprile e si è superato i 3,15 milioni, il valore più alto dal 1977.
Numeri che, come detto in precedenza, hanno portato ad uno scontro all’interno della maggioranza. Pd e M5s spingono per aprire una riflessione con l’obiettivo di trovare una soluzione a queste forme di precarizzazione del lavoro. Frena, invece, il Centrodestra che ribadisce come “è ridicolo pensare in un momento come quello che stiamo attraversando pensare di rispondere con alchimie contrattuali”.
L’idea del modello spagnolo
Per cercare di risolvere la questione del lavoro precario, in Italia, in particolare i sindacati, si guarda con attenzione al modello spagnolo. “Per noi resta l’unica soluzione possibile – ha spiegato Pierpaolo Bombardieri – bisogna eliminare i contratti a tempo determinato e lasciare solamente due tipologie: per sostituzione dei lavoratori e per carichi produttivi“.
“Noi siamo per una flessibilità contrattata – ha aggiunto il segretario della UIL – ma quella che registriamo è selvaggia. I numeri purtroppo dimostrano che si sta costruendo una economia sulle sabbie mobili della precarietà“.
Su questo tema molto probabilmente nei prossimi mesi lo stesso premier Draghi potrebbe aprire un tavolo per cercare di arrivare ad un’intesa. Come detto in precedenza, i sindacati e lo stesso Centrodestra guardano con attenzione al modello spagnolo. Resta da capire se anche il resto della maggioranza deciderà di appoggiare questa oppure toccherà al presidente del Consiglio arrivare ad una mediazione. Non si esclude anche la possibilità, come già successo di un passato, un rinvio della discussione al 2023 quando si potrebbe avere un esecutivo più simile dal punto di vista di idee.