Addio a Gianni Clerici, se ne va a 91 anni lo “Scriba”, scrittore e voce del tennis

Ex giocatore ma soprattutto grande giornalista, ha cominciato alla Gazzetta, poi Repubblica e insieme a Rino Tommasi su Sky

Il mondo del tennis è in lutto. A 91 anni è morto Gianni Clerici, tra i più grandi giornalisti italiani di sempre, prima sulle pagine della Gazzetta dello Sport poi su Repubblica e a lungo voce del tennis su Sky Sport (di recente), ma prima quando era Tele +2 con l’amico Rino Tommasi. Chi ama il tennis non può rimanere sconcertato e addolorato allo stesso tempo dalla scomparsa di uno dei personaggi più belli e più veri del giornalismo accostato al tennis. Chi non ha fatto maratone o perfino notturne a guardare match storici, raccontati dalla sua immancabile voce e dalle sue battute ironiche su qualsiasi giocatore o giocata. Un personaggio conosciutissimo anche fuori dal nostro Paese, tanto che lo “Scriba” nel 2006 è stato inserito nell’International Hall of Fame. Lui, unico italiano non giocatore e secondo di sempre dopo Nicola Pietrangeli a essere insignito di questo prestigioso riconoscimento.

Il mito
Il giornalista Gianni Clerici scomparso all’età di 91 anni (twitter)

Gianni Clerici è stato campione italiano di doppio, in coppia con Fausto Gardini nel 1947 e nel 1948. Vinse “la Coppa de Galea” e anche il Monte Carlo New Eve Tournament, prima di calcare almeno per un turno l’erba di Wimbledon la terra rossa del Roland Garros. Appesa la racchetta, Clerici passò a collaborare la Gazzetta dello Sport. Al Giorno dal 1956, diventò presto “l‘uomo del tennis“. Lo è stato per decenni su Repubblica, mentre in coppia con l’amico Rino Tommasi ha definito uno stile unico di telecronaca, tanto da essere inserito – unico italiano assieme a Nicola Pietrangeli

“Circoletto rosso”, “rovescino” e tanti altri termini coniati da Clerici. E che coppa con Rino Tommasi

La coppia
I due giornalisti che hanno parlato di tennis Gianni Clerici e Rino Tommasi (twitter)

Se ne è andato uno dei più grandi, se non proprio il più grande giornalista che abbia mai parlato di tennis. Non per togliere nulla a Rino Tommasi, suo storico collega e amico, soprattutto partner di telecronaca, o a Gian Piero Galeazzi o allo stesso Ubaldo Scanagatta (altro bravissimo giornalista), ma Clerici aveva un modo di raccontare il tennis e far vivere le partite che non aveva nessuno. Non era un telecronista, ma uno scrittore e romanziere che aveva il pregio di trasportarti nella partita e fartela vivere come nessun altro, entrando anche nella tua di testa e raccontando aneddoti che solo lui sapeva. E li raccontava con una capacità e sapienza narrativa che non aveva eguali.

Faceva ridere e sorridere mentre raccontava la partita o match storici come quelli tra Sampras e Agassi o Federer (per cui aveva una passione incredibile) e Nadal. Aveva inventato neologismi che perfino lo Zanichelli gli riconosceva e inseriva puntualmente nelle nuove edizioni come “il circoletto rosso”, che Gianni Clerici dava ad un colpo magistrale, o all’elegante “rovescino” di Federer o quando soprannominò Miroslav Mecir, tennista slovacco, “Gattone” e per tutto il circuito dell’Atp non era più Mirsolav ma “Gattone Mecir” per le sue movenze in mezzo al campo da tennis, tanto che lo stesso tennista ci rise sopra. “Grazie Gianni ora mi chiamano tutti Gattone…”.

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