Russia, salto indietro con le auto? Riecco quelle senza airbag e non solo

Russia, si torna indietro per la questione che riguarda le auto? Riecco quelle senza airbag e non solo. Il tutto grazie alle invasioni arrivate dall’Unione Europea, Regno Unito e USA

Russia, si ritorna indietro nel tempo?
Auto Lada (Ansa Foto)

Non è affatto un mistero che la Commissione Europea abbia deciso che, a partire dal 2035, non verranno più vendute auto con motori a benzina e diesel. Il futuro, oramai, è elettrico. Già qualcuno ha iniziato ad anticiparsi, ma sono ancora troppo poche queste auto che si vedono in giro. Questo significa ancora di più una cosa: che il distacco sul mercato con la Russia appare molto più evidente.

Proprio dal Cremlino arrivano notizie in merito sul cambio delle regole per quanto riguarda le emissioni di CO2. Negli ultimi giorni il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha firmato il decreto che liberalizza l’immatricolazione di auto nuove prive dei sistemi di sicurezza più avanzati, come l’airbag, l’ABS, l’ESP. Non solo: anche i pretensionatori delle cinture di sicurezza, i sistemi di allerta automatica nel caso di dovesse verificare un incidente.

Russia, si torna indietro con le auto? Proprio come nell’URRS

Si torna indietro in Russia?
Auto vecchie russe (Ansa Foto)

Le novità, però, non finiscono qui visto che il decreto ha semplificato i processi di omologazione delle auto. In questo modo la produzione e l’immatricolazione di veicoli conformi a normative vecchie di trent’anni verranno liberalizzate. Inevitabile pensare che queste decisioni siano state prese dopo le sanzioni che ha ricevuto la Russia in merito all’invasione e all’attacco dell’Ucraina.

Tanto è vero che aziende importanti come la Volvo e Renault hanno deciso di chiudere le fabbriche nel paese. In molti hanno pensato che questa iniziativa partita dalla Russia non è altro che un clamoroso passo indietro. Quasi come si stesse vivendo il periodo dell’Unione Sovietica. In Russia sono pronti a rivedere delle auto “insicure” e che potrebbero provocare non pochi problemi. Per il momento sì, almeno fino al 1 febbraio 2023, giorno in cui terminerà la scadenza del decreto firmato proprio dal primo ministro.

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