Enrico Varriale ai microfoni de La Repubblica racconta risponde alle accuse che sono arrivate dalla sua ex compagna.
Enrico Varriale ha deciso di rompere il silenzio e raccontare la sua versione sul processo che lo vede accusato di stalking e violenza. Per la prima volta il giornalista ha deciso di raccontare nei dettagli quanto successo con la sua ex compagna. Dichiarazioni che, come vedremo nella seconda parte di questo articolo, non coincidono con quanto detto dalla donna agli inquirenti.
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“Lo so che ho sbagliato – ha ammesso il giornalista a La Repubblica – ma non sono assolutamente il mostro di Milwaukee […]. Le mie parole sono certo che porteranno a critiche e umiliazioni, ma devo assolutamente raccontare l’accaduto […]“.
Varriale si difende: “Non le ho mai messo le mani al collo”
In questa intervista Varriale ha parlato di cosa è successo il 6 agosto. “Io non le ho mai messo le mani al collo – ha ribadito il giornalista – nella prognosi dell’ospedale si parla di ecchimosi agli arti superiori, mani al gomito e abrasione alla base del collo […]. E’ stato un litigio, ci siamo picchiati entrambi, avevo l’occhio nero […]“.
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“Stavamo litigando per i soliti motivi – ha aggiunto – mentre parlavo lei chattava. Le ho chiesto di smettere tre volte, poi le ho tirato via il telefonino. Così mi è saltata addosso e mi sono difeso […]. Al massimo posso averla allontana, ma niente di più. Lei, inoltre, ha dichiarato di un qualcosa successo fuori dal pianerottolo, ma in realtà tutto questo è avvenuto in casa. Io me ne sono andato con la maglia strappata e mi ha visto anche il portiere […]“.
E sulle accuse da parte del Gip di aver cercato la donna dopo la lite Varriale ha precisato: “Dal 6 agosto al 27 settembre solo 43 messaggi. Ne scambiavamo una quarantina al giorno. Sarei sparito se lei mi avesse risposto “mi disturbi o lasciami in pace”. Ma da lei non ho mai avuto una risposta e soprattutto non mi ha bloccato. Pensavo fosse solo arrabbiata. Inoltre in quei 40 giorni più della metà sono stato fuori Roma […]“.