Russia, nuova minaccia di Putin a Europa e USA: altro che nucleare

Russia, in arrivo una nuova minaccia da parte del presidente Vladimir Putin nei confronti dell’Europa e non solo. In molti pensano che questa sua nuova idea sia ben peggiore di una intimidazione con il nucleare.

Dal Cremlino fanno sapere che hanno intenzione di creare una nuova moneta di riserva internazionale basata sulle monete dei Paesi che fanno parte del gruppo Brics (in particolar modo Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Vladimir Putin, nuova mossa contro Europa e Usa
Vladimir Putin (Ansa Foto)

Il tutto con il solo obiettivo di essere una nuova valuta “anti-dollaro“. A confermare il tutto proprio l’uomo inquadrato in foto, Vladimir Putin, colui che sta creando terrore ed ha scatenato il conflitto in Ucraina da più di quattro mesi.

Lo Zar ha ribadito il suo pensiero in un messaggio che è stato inviato ai partecipanti al forum economico dei cinque paesi che è stato inaugurato nella giornata di giovedì 23 giugno. A quanto pare sono stati fatti dei passi in avanti visto che Putin ha ribadito che la questione è in fase di elaborazione. I membri del Brics stanno lavorando su alternative affidabili ai meccanismi più diffusi dei pagamenti internazionali, proprio come lo Swift (anche se il sistema bancario russo è stato messo fuori dai giochi da quando è scoppiata la guerra).

Russia, Putin pensa a moneta comune contro il dollaro

Vladimir Putin, nuova mossa contro Europa e Usa
Vladimir Putin (Ansa Foto)

Le novità non sono affatto finite qui visto che lo stesso Putin ha ribadito che il sistema russo, per la trasmissione di messaggi finanziari ‘Mir‘, è aperto a collegare le banche dei paesi che fanno parte appunto del gruppo Brics. Anche se non è tutto facile come possa sembrare visto che tra i paesi la valuta meno volatile è lo yuan.

Basti pensare che quest’ultima moneta è entrata nella valuta di riserva del Fondo Monetario Internazionale. Mentre le altre (come il rublo russo) non possono essere considerate in questo modo. Bisogna tornare indietro di un solo anno quando quasi il 60% delle riserve delle banche centrali mondiali erano denominate in dollari USA. A seguire euro, yen giapponese e sterlina britannica.

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