I principali vettori mondiali, dopo avere licenziato per la crisi Covid, oggi si trovano con il 10% di piloti e assistenti di volo in meno
Le compagnie aeree si stanno preparando per la prima grande estate dopo lo scoppio della pandemia, ma incombe un pericolo: da alcune settimane i vettori stanno cancellando centinaia di voli per la mancanza di personale sufficiente a sostenere la domanda più forte di quanto era stato previsto.
Le compagnie stanno cercando di ripristinare gli organici, ma senza spingere troppo sull’acceleratore perché l’andamento della pandemia, come abbiamo visto, è strano ed entro certi limiti difficilmente prevedibile. Certo è, che qualche sforzo in più, anche alla luce dei 200 miliardi di dollari di aiuti pubblici ricevuti a livello globale, avrebbe potuto probabilmente essere fatto.
L’incredibile crisi per le troppe richieste
Sta accadendo l’impensabile nel mondo al contrario post pandemico, dopo la grande crisi economica che hanno dovuto sopportare tutte le grandi compagnie aeree mondiali per l’impossibilità di poter viaggiare causa restrizioni e blocchi vari, ora c’è il problema opposto: troppe richieste e troppo poco personale. Ma cosa è successo realmente? Sono circa due milioni in meno gli addetti che servirebbero per far tornare alla normalità la situazione, tra piloti, controllori di voli e operatori aeroportuali. È questa la cifra che spiega la confusione che sta interessando il mondo del trasporto aereo con raffiche di cancellazioni e ritardi abnormi che stanno flagellando i viaggiatori, pronti a partire per le agognate vacanze lasciate nel cassetto per due estati consecutive, in quasi ogni angolo del globo.
Poco personale per i troppi voli che servirebbero
“Non abbiamo mai trasportato tanti passeggeri come faremo quest’estate”, ha detto il numero uno di Lufthansa, Carsten Spohr. Il problema è che, dopo due anni di tagli dovuti alla pandemia, manca il personale e così la stessa compagnia di bandiera tedesca ha annunciato che a luglio sarà costretta a cancellare 900 voli, e British Airways, a sua volta, ha tagliato i suoi voli del 10%. E non parliamo dei vettori low cost dove i tagli sono stati ancora più forti per la disperazione dei tanti che avevano già comprato migliaia di biglietti e non sanno se riusciranno ad essere ricollocati per non perdere la loro vacanza o il viaggio di lavoro.
Sono al collasso anche gli aeroporti
Stessa situazione la stanno vivendo anche gli scali aereoportuali, tagli drastici ad esempio a Parigi Charles De Gaulle e a Londra Heatrow, hub fondamentali per i voli transoceanici, ma anche Gatwick, sempre a Londra o Amsterdam Schiphol, hanno deciso di tagliare del 10% i voli in programma per luglio e agosto. Con il personale ridotto all’osso, con molte mansioni appaltate a fornitori di servizi esterni, basta un piccolo inconveniente, come la rottura di un nastro per i bagagli, per mandare in tilt uno scalo, con ricadute a cascata su tutto traffico.