Il segretario dei Dem a Bruxelles per parlare con gli alleati europei e spiegare quanto è accaduto all’interno dei grillini
Si comincia. Di Maio esce dal M5S, fonda un nuovo partito e si mette alla finestra. E guarda caso il segretario del Pd Enrico Letta gli tende quasi la mano, come se avessero già cominciato a parlare della possibilità di emigrare nel partito più grande. Il numero uno dei Dem fa il punto della situazione: “In tanti alla riunione dei progressisti europei mi hanno chiesto cosa fosse successo a Roma martedì: c’è stato un passaggio parlamentare che poteva mettere a rischio il governo e invece il governo è uscito più forte”. Enrico Letta è a Bruxelles per il vertice del Pse che precede il Consiglio europeo. Ma gli hanno chiesto anche di Italia, del terremoto nel Movimento 5 stelle. “Tranquilli, Draghi adesso è più forte“, ha rassicurato agli alleati europei.
Tra i Dem c’è chi già evoca un nuovo Ulivo, basta campo largo. Letta sorride compiaciuto e quasi speranzoso: “Sapete che con l’Ulivo con me andate a nozze perché è sempre stato il mio riferimento, però nella mia testa vengono prima i contenuti, poi le alleanze“. Ma davvero il campo largo è finito, dopo la deflagrazione dei 5S? si chiede Repubblica. Campo largo, risponde il segretario Pd, è “geografia. Semplicemente il modo per indicare chi sono i potenziali interlocutori. Quello che conta sono i contenuti. Nei mesi prossimi lanceremo un progetto per l’Italia, a conclusione del percorso delle agorà, che confronteremo con chi ci starà e sarà alleato con noi alle elezioni. Il mio obiettivo è tenere il più possibile uniti e collegati coloro che potenzialmente possono stare con noi, di fare da magnete. Quello che è accaduto martedì non cambia il progetto“.
Letta: “Noi siamo il Pd non scegliamo tra Conte e Di Maio…”
In realtà qualcosa è cambiato. A Roma c’è chi ipotizza un futuro per Di Maio proprio nel Pd: “Discorso prematuro“, risponde Letta. E Conte? “Il concetto è che noi siamo il Pd, non scegliamo tra Conte e Di Maio, andiamo avanti sulla nostra strada e cerchiamo di tenere tutto“. Ma come possono l’ex premier e il ministro degli Esteri stare insieme dopo essersi lasciati così male?, è l’obiezione: “Stanno insieme nella stessa maggioranza di governo, io farò di tutto perché stiano insieme a noi“.
Ma alla fine di questo processo, insistiamo, potrebbe essere il Pd a farsi più largo? “Mi auguro che sia più grande e che abbia molti voti“. Intanto, osserva il leader Dem, una prova per le alleanze è il risultato dei ballottaggi, “perché domenica si vota in 13 città e noi ne governavamo solo due. Lì il campo largo l’hanno fatto i candidati sindaci, penso a Verona, a Como, ad Alessandria, hanno fatto un progetto per la città e poi hanno aggregato. Stasera sarò Lucca a fare il comizio finale con Calenda, che al primo turno era staccato da noi». Il leader di Azione non è per nulla convinto però che si possa stare tutti insieme. «Io sì, sono un uomo di grandi speranze“.