Omicron 5, sintomi, incubazione e cure: ecco come è cambiato il virus

Incubazione più breve ma anche altre differenze con le precedenti varianti: ecco cosa sappiamo su Omicron 5. 

Le differenze ci sono, e la scienza ha tracciato un identikit chiaro di Omicron 5 sottolineando le differenze nella variante che sta producendo una importante crescita di contagi in Italia.

Omicron 5
Omicron 5, ecco cosa cambia rispetto alle precedenti varianti

Questo fattore era già chiaro, così come ampiamente annunciato. La nuova variante è molto trasmissibile, di certo più dei precedenti ceppi del Covid che si sono diffusi in Italia e nel mondo. A far discutere però è quale sia effettivamente la capacità di Omicron 5 di creare polmoniti e malattie più gravi. Il tasso di occupazione nelle terapie intensive, che negli ultimi giorni è salito, riafferma che l’assenza di vaccini o la presenza di altre patologie, soprattutto nei più anziani, è un fattore che alimenta i rischi.

Nei pazienti immunocompromessi si osservano infatti ancora le polmoniti che hanno mandato in tilt gli ospedali nella prima fase della pandemia, mentre per chi è in salute il virus colpisce le vie respiratorie e si manifesta spesso con febbre elevata, mal di gola e spossatezza. Cambiano quindi altri fattori, fra tutti il periodo di incubazione.

Omicron 5: ecco cosa c’è da sapere

Variante Portoghese
Covid, ecco cosa c’è da sapere su Omicron 5

La prima differenza che si è notata è nel periodo di incubazione. Se prima il consiglio era di attendere anche 8 giorni dal contatto, con Omicron 5 spesso il contagio è rilevato dopo 2-3 giorni dal contatto con un individuo positivo. Per quel che riguarda l’infezione invece i timori sono sempre per i soggetti non vaccinati e per chi soffre di problemi come bronchiti croniche, diabete, e altre patologie che in caso di febbre molto alta possono scatenare scompensi o aggravare malattie pregresse.

Nulla cambia invece rispetto ai test per identificare l’eventuale contagio. In molti hanno segnalato un tampone negativo nonostante i sintomi, ma l’eventuale errore è da attribuire alla sensibilità del test. Non ci sono invece al momento risposte su eventuali cambiamenti rispetto al “long Covid”. Non sembrano esserci al momento differenze portate da una variante molto più contagiosa ma non più pericolosa di quelle precedenti.

Resta però un dato che per la scienza è molto importante. La crescita dei casi sta portando anche una impennata dei ricoveri che secondo molti autorevoli virologi non sarà drammatica come le precedenti. L’immunità da vaccino e precedenti infezioni sta frenando questi aspetti in una ondata che rischia però dal punto di vista dei contagi di creare un nuovo boom e numeri molto alti.

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