Aborto negli Usa, la decisione di Google che fa discutere

Sul tanto discusso tema dell’aborto negli Usa, prende posizione anche il più famoso motore di ricerca, con una decisione che crea divisioni

Il tema legato all’aborto, dopo la decisione della corte negli Stati Uniti, continua a far discutere. Dopo giorni di attesa è arrivata anche una nota significativa da parte di Google, che ha deciso di prendere posizione con una decisione che sta facendo discutere sui social network, provocando divisioni.

Il motore di ricerca più famoso al mondo ha annunciato che i dati di localizzazione degli utenti saranno automaticamente cancellati se visitano una clinica dove viene praticato l’aborto. “Se i nostri sistemi identificano che una persona ha visitato una struttura (sensibile), rimuoviamo quelle voci dalla cronologia di localizzazione poco dopo la visita”, ha dichiarato in un comunicato Jen Fitzpatrick, vicepresidente del gruppo californiano. La decisione arriva una settimana dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato il diritto federale all’interruzione volontaria della gravidanza.

I politici democratici e i gruppi per i diritti umani temono che le informazioni personali delle donne che hanno abortito o delle persone che le hanno aiutate possano essere usate contro di loro dai procuratori degli Stati conservatori che hanno vietato l’aborto. Per questo hanno chiesto  alle principali piattaforme tecnologiche di smettere di memorizzare i dati personali, dalle ricerche online sugli aborti agli spostamenti su applicazioni come Google Maps.bGoogle, Meta (Facebook, Instagram) e Apple erano rimasti finora silenziosi. “Teniamo conto delle aspettative di privacy e sicurezza delle persone che utilizzano i nostri prodotti e le avvertiamo quando accogliamo le richieste del governo, a meno che non siano in gioco vite umane”, ha aggiunto Fitzpatrick.

Tra le strutture sensibili interessate dalla sentenza, il motore di ricerca ha evidenziato anche i centri di accoglienza per la violenza domestica, le cliniche per la perdita di peso e i centri di disintossicazione. Alcune leggi approvate anche prima della sentenza della Corte Suprema, come quella del Texas di settembre, incoraggiano i privati cittadini a citare in giudizio le donne sospettate di aver abortito o le persone che le hanno aiutate – anche l’autista di Uber che le ha portate in clinica, per esempio. Le tecnologie di Google rischiano così di diventare “strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva”, hanno scritto 42 funzionari eletti statunitensi in una lettera aperta al capo di Google Sundar Pichai a fine maggio. “Perché Google conserva informazioni sulla posizione geografica di centinaia di milioni di utenti di smartphone, che condivide regolarmente con le agenzie governative”, hanno precisato.

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