David Harbour attacca pesantemente il method acting, andando contro anche all’intoccabile Daniel Day-Lewis.
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Qualche mese fa vi avevamo parlato dell’attacco di Mads Mikkelsen al celebre method acting e, recentemente, anche David Harbour si è unito alle critiche. Il method acting è senza dubbio la metodologia didattica più diffusa nelle accademie di formazione statunitense ed è un concetto che trova la sua genesi nel metodo Stanislavskij: il procedimento di immedesimazione teorizzato dal regista Russo nel primo novecento venne elaborato dalle scuole attoriali statunitensi, che ne estremizzarono le premesse. Se Stanislavskij richiedeva ai suoi allievi e attori di ricercare in profondità le emozioni da portare sul palco, il method acting spinge gli attori a divenire in tutto e per tutto il personaggio interpretato, spesso estendendo l’immedesimazione anche al di fuori del set. David Harbour – famoso interprete dello sceriffo in Stringer Things – ha voluto dire la sua sul method acting, condannando senza mezzi termini le sue esecuzioni più radicali: “Sono stato formato con il metodo di recitazione americano classico del method acting, ma non ci credo più né lo uso durante le riprese. Quando ero più giovane – è così imbarazzante – mi misi in testa che per interpretare uno dei miei ruoli più brutali avrei dovuto uccidere un gatto o qualcosa di simile: ‘Vado a uccidere qualcosa per sapere come ci si sente a uccidere’. In realtà non l’ho fatto, ovviamente. Non solo quella roba è sciocca, ma è anche pericolosa e in realtà non produce un buon lavoro”. Ad Harbour è stato chiesto anche di esprimere un parere su Daniel De-Lewis (vincitore di tre premi Oscar), ovvero l’esponente più rinomato ed emblematico di questa pratica: “È un attore straordinario di cui sono affascinato e ancora affascinato. Ma quando spiega il suo processo mi sembra una stupidaggine”.