Crisi gas, in Italia torna “l’austerity” e arriva il coprifuoco per l’illuminazione

Arriva il piano per l’austerity di fronte alla crisi energetica che sta segnando il nostro Paese: stop a caloriferi e stufe in caso di interruzione dei flussi dalla Russia, che ha già ridotto di un terzo le forniture all’Italia rispetto alla media degli ultimi giorni, come rilevato da una nota dell’Eni. 

stufe
(Ansa)

Il governo parla di situazione “sotto controllo”, a differenza della Germania già costretta a subire razionamenti per la manutenzione. Ma lo scenario non è certo dei migliori. L’idea è che con temperature controllate e orari fissi si risparmi fino al 20 per cento del gas in arrivo dalla Russia.

Arriva il “coprifuoco” la sera per l’illuminazione

Il blocco totale del gas russo è ormai praticamente una strada sicura, mentre Eni spiega che già le riduzioni sono in corso da settimane in maniera sempre più visibile. Così il piano per l’austerità comincia a prendere vita, riportando al centro un termine che a molti italiani evoca il governo Monti ma che non ha portato tuttavia fortuna ai tecnici che nel 2011 subentrarono al governo Berlusconi, caduto sotto i colpi dello “spread”.

Presentatosi alle successive elezioni, il partito di Mario Monti prese percentuali molto più basse di quelle che gli attribuivano durante i mesi di governo, per poi sparire dalla scena della politica democratica. Il piano che ora il governo di un altro tecnico, un altro convinto europeista, un altro Mario, stavolta Draghi, prevede più tappe a seconda dell’emergenza, e in base ai bisogni invernali. 

Alla “sensibilizzazione ai risparmi energetici” si affiancheranno “interventi amministrativi” su riscaldamento, teleriscaldamento e illuminazione. Il piano case parla di abbassare di due gradi la temperatura dei climatizzatori e del teleriscaldamento con la riduzione dell’orario di accensione e il “coprifuoco” la sera per l’illuminazione.

Cosa accadrebbe nel caso di blocco del gas russo

Il piano città sembra essere ancora più duro. Si parla di ridurre l’illuminazione pubblica fino al 40 per cento, che si traduce nell’accensione di un lampione su due di notte e la chiusura degli uffici pubblici in anticipo, alle 17,30, e quella dei negozi alle 19. Mentre per i locali si tradurrebbe in un coprifuoco alle 23. Stesso discorso per le imprese, chiamate a ridurre i consumi produttivi in maniera selettiva.

Tutto questo nel caso in cui i 72 miliardi di metri cubi consumati ogni anno in Italia dovessero abbassarsi in maniera significativa. Ma nel caso di stop totale del gas russo, non basterebbe per il prossimo inverno nemmeno il riempimento totale degli stoccaggi, il gas liquefatto in arrivo in più dagli Usa e nemmeno l’utilizzo dei gasdotti Tap e Transmed. Visto che i nuovi rigassificatori saranno operativi dal 2023. Di conseguenza, si tratta di scenari ipotetici ma piuttosto verosimili, stando a quanto sta accadendo negli ultimi giorni.

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