l filosofo: “Draghi forse si è dimesso per avere un chiarimento definitivo. Persino i Cinque Stelle hanno già capito l’idiozia di cui sono stati capaci”
“Non me l’aspettavo. Ma di una cosa sono certo: a votare non andiamo. È pacifico”. A dirlo in una intervista concessa al quotidiano La Stampa è il filosofo Massimo Cacciari che si lascia andare senza alcuna problema a ruota libera e sul concetto legato al fatto che non si andrà al voto, almeno secondo lui: “Ma come fa Mattarella ad accettare il voto in queste condizioni? Non sono chiare le scadenze che ci attendono a ottobre e a novembre? Non è chiara la situazione drammatica nella quale stiamo vivendo?“.
E cosa bisognerebbe attendersi allora in uno scenario del genere: “Ma intanto Mattarella lo ha rimandato alle Camere. La maggioranza parlamentare c’è tutta. Ieri Draghi ha ottenuto la fiducia. Persino i 5 Stelle, che prima gettano il sasso e poi tirano indietro la mano arrampicandosi su mille specchi e specchietti, sono tornati sui loro passi, dimostrando ampiamente di avere capito l’idiozia di cui sono stati capaci“.
“Draghi si è rotto i cog…? Può essere, ma lo dica e chiarisca perché il paese non può aspettare”
Draghi non ne può più di questa fanghiglia ricattatoria, secondo lei, gli domanda il quotidiano e Cacciari risponde senza avere peli sulla lingua: “Dice, e mi scuso per il francesismo, che si è rotto i coglioni? Può essere. Oppure può essere che voglia un chiarimento definitivo. Ma allora lo dica. Dica che nel suo governo c’è un clima di sfiducia e di contraddizioni che non sono più tollerabili. Dica che così è impossibile affrontare la tormenta che ci aspetta in autunno, che è meglio votare prima. Provi a comunicare qualcosa che sia comprensibile per i cittadini. L’impressione è che proprio non gli passi per la mente“. Ma allora perché Draghi dovrebbe restare al suo posto, per il filosofo non ci sono dubbi: “Non dico che questo governo sia la panacea per tutti i mali, ma almeno ha un leader con una credibilità internazionale decisamente forte e questa è l’unica cosa che ci può salvare da una crisi che pesa sull’Italia più che su qualunque altro Paese europeo. Siamo nelle mani di Mattarella. Se Draghi resta avrà una maggioranza piegata a ogni suo desiderio. Se si è stufato deve avere pronto un altro nome“.
E se non restasse, si fa il nome di Amato, per Massimo Cacciari potrebbe essere anche un buon nome: “Amato? Lo voterebbe anche Berlusconi. C’è stata una catastrofe all’interno dei Cinque Stelle. Anzi, mi correggo, del fantasma dei Cinque Stelle, perché i Cinque Stelle non esistono più. Conte ha cercato un suo spazio di autonomia da giocare contro Di Maio, scatenando una tempesta nel bicchier d’acqua già spaccato del suo Movimento. Ma dietro la reazione di Draghi ci deve essere qualche retroscena che mi sfugge”. Perché lo dice? “Perché non si lascia per le bizze di una componente residua del governo, che per altro non lo farà mai cadere. Capirei se ad andarsene fosse stato il Pd. Ma così è assurdo. Al limite fai un rimpasto, ti liberi della zavorra e vai più spedito di prima. Chi lo vuole Conte? Letta? Salvini? Ma andiamo”.