Le parole pronunciate da Draghi a Natale gettano luce su qualcosa di cui non si sta discutendo in queste ore. Le sue intenzioni sembravano ad alcuni già ben chiare.
Già lo scorso Natale Draghi asserì che in qualche modo il suo lavoro era ormai avviato e che di conseguenza la sua presenza al governo non sarebbe ormai stata più indispensabile. Chiunque dovesse subentrare a Palazzo Chigi, lasciava intendere Draghi, porterà avanti il lavoro da lui avviato. Oggi però gran parte dei sostenitori di Mr. Bce sembrano affermare il contrario.
A poche ore dalla decisione fondamentale sull’attuale legislatura, il quotidiano Libero mette in luce alcuni aspetti rimasti in ombra dell’attuale premierato, mentre partiti e rappresentanti del mondo dell’economia italiana in queste ore si dividono. E svela quella che la sinistra sembra volere indicare come un pericolo, ma che pare molto più simile a una strumentalizzazione dettata da convenienze politiche.
Un sospetto che tuttavia è quasi una certezza
È stato Fedele Confalonieri sul Corsera a dare il via al girotondo di pareri sul voto, che in questo caso non spaventa affatto l’uomo espressione del “cerchio magico” berlusconiano. Anche perché, sondaggi alla mano, sarebbe il centro-destra a spuntarla ampiamente. Tanto che pare sia stato proprio Confalonieri ha consigliare a Silvio di puntare su Giorgia.
Il punto però che ricorda il direttore Alessandro Sallusti nel suo editoriale è un altro. E riguarda le parole che Draghi pronunciò lo scorso 22 dicembre, per la conferenza stampa di fine anno. “Il governo andrà avanti chiunque ci sarà”, pronunciò Draghi in quella occasione. Parole profetiche da prendere in considerazione per quanto sta accadendo in queste ore?
“A distanza di sette mesi da quella esternazione alla vigilia di Natale si sostiene il contrario, cioè che senza Draghi viene giù tutto e che lui, per la seconda volta dopo avere dovuto rinunciare al Quirinale, deve ingoiare i calcoli di partito che certo non lo amano”, scrive Sallusti, portando l’attenzione non tanto sul bisogno di avere Draghi a Palazzo Chigi, che i partiti stanno invocando.
Ma il fatto che usino questo finto pretesto per nascondere un altro timore, che è quasi una certezza: quello di perdere le elezioni. “Il sospetto è che, più che di perdere Draghi, i partiti abbiano paura di perdere le elezioni”.