Calenda chiarisce le mosse di Azione: dal corteggiamento da parte del Pd alla mossa della Gelmini. La strada però, sembra già tracciata.
“Mai con il Movimento e neanche con Fdi”. Parole di Carlo Calenda, che a febbraio, durante il congresso di Azione, chiarì le mosse del suo partito.
La strada tracciata qualche mese fa non sembra essere cambiata, soprattutto alla luce di quanto accaduto nei frenetici giorni che hanno preceduto e poi sancito la crisi di governo. Lo scenario però intanto è radicalmente cambiato. Lo strappo di Conte ha reso ancora più impraticabile una stretta di mano con i pentastellati, e di fatto ha chiuso molti varchi anche negli spiragli con il Pd, che ora dovrà decidere il da farsi con gli alleati.
In una intervista alla Repubblica il leader di Azione è stato chiaro. “Io a fare l’ammucchiata contro i sovranisti non ci sto – ha tirato dritto Calenda -, e se vogliono l’Unione bis facciano pure, ma senza di noi”. Potrebbe però arrivare il corteggiamento del Pd. “Non ho ricevuto chiamate. Ho sentito solo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, persona che stimo molto”. Niente alleanze quindi. Almeno al momento Azione correrà fuori dai due poli. Non mancheranno però le chiacchierate e gli avvicinamenti in una fase convulsa in cui tutto può cambiare radicalmente e in maniera repentina. Soprattutto alla luce di elezioni più che imminenti.
Calenda chiaro: “Col Pd non ci sono le condizioni”. E sulla Gelmini…
Il quadro sembra chiaro. Se il Pd manterrà il patto con il Movimento, Azione sarà di certo fuori. In caso contrario, almeno ad oggi, gli spiragli sembrano inesistenti. “Al momento le condizioni non ci sono”, ha affermato Calenda nella intervista a Repubblica, ma non è solo un problema legato a Conte e alle vicende delle ultime 72 ore. “Se nella coalizione ci sono persone come Nicola Fratoianni o Angelo Bonelli, che hanno marciato contro il rigassificatore di Piombino, di che parliamo?”. Anche su Letta le condizioni non sembrano semplici.
“L’agenda Draghi non si fa a parole come posizionamento tattico ma sui contenuti. Letta è contrario ad investire sul gas egiziano, noi vogliamo una revisione del reddito di cittadinanza e la perdita del sussidio dopo il primo rifiuto. Di che parliamo?”. Qualche piccolissimo segnale però c’è, ma solo “se a sinistra si liberano di alcune frattaglie”. Restano però concreti i timori di lasciare il paese a Meloni e Salvini. “Se prendiamo il 10% blocchiamo il governo di Meloni”. Infine un messaggio chiaro a chi in questa fase ha lasciato la base di altri partiti. Ad esempio la Gelmini. “Non corteggio nessuno, ma è stata coraggiosa e non da ieri. Mi piacerebbe se venisse in Azione”. La campagna elettorale, al netto di alcune dichiarazioni di facciata, è già entrata nel vivo.