Di Maio e le alleanze: “Partita aperta”. E sul Movimento: “Non c’è più”

Di Maio chiama i suoi a rapporto in vista delle elezioni e delle probabili alleanze: l’obiettivo è sviluppare ‘l’agenda Draghi’ e non mancano gli attacchi al Movimento.

La rottura, gli attacchi al Movimento e le bordate incassate da Conte. La nuova fase per Di Maio si è aperta all’insegna dei botta e risposta e degli affondi diretti incassati di recente anche da Grillo.

Luigi Di Maio e Mario Draghi (foto ANSA)
Luigi Di Maio e Mario Draghi (foto ANSA)

L’addio ai pentastellati è stato digerito male, anche per i modi in cui è maturato. L’obiettivo però, per Di Maio, è sempre stato seguire le mosse di Mario Draghi. Anche ora che il governo è caduto, la strada tracciata dall’ex premier è al centro delle valutazioni da parte delle forze che lo hanno sostenuto. L’obiettivo neanche troppo nascosto, quindi, è dare seguito a quanto messo in campo fino ad ora, magari mettendo insieme partiti ed esponenti che hanno lavorato per tentare sviluppare ‘l’agenda Draghi”. 

“L’interlocuzione in corso è tra quelli che condividono una idea di Italia – ha riferito Di Maio al quotidiano La Repubblica -, e l’obiettivo è arrivare alla possibilità che l’Agenda Draghi torni al governo del paese”. Le alleanze restano quindi possibili, ma con chi? “Ci sono tanti mondi a cui parlare. Vorrei provare a costruire un’area di unità nazionale che guardi all’obiettivo di mettere a posto l’Italia con una prospettiva”. Fari puntati quindi sul Pd, su quei ministri che hanno lasciato i partiti, anche su Calenda, seppure con qualche difficoltà, ma mai con Conte. Di Maio lo spiega con chiarezza.

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Di Maio
Di Maio ritorna sulla rottura con il M5s: ecco tutti i dettagli © Ansa

“Cinque anni fa mettemmo insieme quasi 11 milioni di voti, la maggior parte di loro non votano più il partito di Conte”. Parole dirette da parte di Di Maio contro l’ex compagno di militanza nel Movimento. Le bordate però non si limitano a questo. “Ho contribuito a fondarlo, ma ora non esiste più. Era nato per andare al governo e cambiare le cose, non per sfasciare i governi e complicare tutto”. 

Si apre una nuova fase quindi. Di Maio convocherà i suoi per decidere la strada futura e gli obiettivi sono molti. Dal tentativo di unire le forze di centro, alla scelta del nome, ma una scelta almeno sembra chiara. Si punterà sui programmi di Draghi, e alle strette di mano per creare un’alleanza forte, con nomi già chiari. Ad esempio Calenda che non vorrebbe allearsi con il Movimento ma neanche con Di Maio. “Se vogliamo costruire non posso rispondere tramite intervista e neanche ad un tweet. Vorrei solo cercare di unire come fanno tanti altri”.

L’invito al dialogo è chiaro, e lo è anche quello agli ormai ex ministri di Forza Italia. “Ho lavorato bene con tutti, se sono o meno interlocutori devono deciderlo loro”. E su Sala: “Parliamo di una persona con cui mi sono confrontato molto spesso”. Infine arriva un commento secco sulla possibilità che il paese sia guidato da Fdi. “Non reputo la coalizione Berlusconi-Meloni-Salvini di centrodestra ma di destra. Il capolavoro di Conte – chiude di Maio con una battuta -, è stato quello di costruire la crisi perfetta per dare il destino del presidente del Consiglio nelle mani della destra”. 

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