Mario Draghi, negli ultimi giorni, ha confermato la sua idea che stava pensando da un bel po’ di tempo: ovvero quella di rassegnare le proprie dimissioni da presidente del Consiglio. Il problema che riguarda la ‘Borsa’ e lo ‘Spread’ però rimangono e riguarda soprattutto noi: cosa accadrà ai nostri risparmi adesso?
Mario Draghi non è più il nostro presidente del Consiglio. Non si tratta affatto di una sorpresa visto che la notizia è almeno di qualche giorno fa. Probabilmente più di questo non poteva dare ed ha deciso di farsi da parte. Prima con l’opposizione di Mattarella che aveva respinto le sue dimissioni. Alla fine l’idea non è cambiata di un centimetro ed ha deciso di cedere il posto a qualcun altro. Chi? Lo possiamo sapere solamente poco prima della fine del mese di settembre quando ci saranno le elezioni.
Nonostante sia andato via, però, rimangono in ballo alcuni problemi da non sottovalutare. A riportarli ci ha pensato direttamente il quotidiano ‘Libero‘ che, direttamente dal proprio sito ufficiale, ha voluto menzionare un bel po’ di argomenti da trattare e che non sono stati risolti. Uno tra questi e lo ‘Spread‘. Da quando è arrivato a Palazzo Chigi il differenziale tra bund e btp è arrivato addirittura sotto i 100 punti.
Cosa sta accadendo ai nostri risparmi?
In realtà ad aprile lo spread era tornato sopra a questa soglia e non è più sceso. Anzi, ha effettuato la sua importante risalita fino ad arrivare nella metà di giugno. Anche se in quella situazione la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha lanciato più di un allarme: ha spaventato i mercati annunciando la corsa al rialzo dei tassi ed uno scudo che arrivava sopra i 250 punti.
Un qualcosa che non è stato raggiunto neanche in questi giorni con l’addio di Draghi e l’aumento del costo del denaro e dello scudo fasullo che non potrà proteggere in alcun modo il nostro paese. Stesso discorso vale anche per il Btp. Un esempio su tutti? Nel febbraio dello scorso anno il decennale era sullo 0,6%. Fino a settembre si sono verificati degli alti e bassi, fino a quando non c’è stata una impennata continua. Con l’addio di Draghi si è fermato al 3,6% (a metà giugno la Lagarde aveva annunciato aveva superato il 4%).