Parla l’artista e vigile del fuoco: “Periodo pessimo per gli incendi, ma siamo sotto organico e pochi mezzi, chi comanda dovrebbe organizzarci meglio”
Dal palcoscenico alle fiamme dell’Infermo in un battito di ciglia. Dallo stare rilassati e sorridere a recitare davanti a una macchina da presa a catapultarsi all’interno di un posto che brucia a rischiare la vita oppure cercare di convincere una persona a non ammazzarsi come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo. Possono sembrare delle frasi a effetto, ma è la vita reale e incredibile di Marco Aceti. Un ragazzo di 39 anni, padre separato, con i problemi di vita che hanno tutti, ma che l’affronta ogni giorno dandosi da fare con passione, amore e dedizione. E’ un attore, sì, ma soprattutto un vigile del fuoco. Per fare avere un’idea di chi stiamo parlando, ricordate il Cesare di “Notte prima degli Esami“, quello simpatico e caciarone, oppure, più recente, il Sebastian di “Lettera H” di Dario Germani, basato su uno dei più grandi casi di cronaca nera del nostro Paese, la storia del mostro di Firenze, da qualche mese su Amazon Prime (e sta avendo un notevole successo). Ecco, è lui, Marco l’attore e il pompiere. “Fare l’attore è la mia passione, ma il fare il vigile del fuoco ho imparato ad amarlo, è la mia identità“, dice lui con umiltà e una forza incredibile.
E’ un bel ragazzo, Marco, tenebroso e sorridente allo stesso tempo, e con un animo gentile. Una persona piena di valori che nella sua vita ha sofferto tantissimo. Reduce da una storia personale pesante che quasi lo stava dilaniando. Ma si è ritrovato ed è rinato. “Ho portato in scena un testo teatrale che si chiama “Le Regole del Gioco“, una storia tosta nella quale mi sono immedesimato, forse anche troppo. Parla di una violenza psicologica che spesso viene sottovalutata, ovvero avere accanto una donna che ti limita e che ti mette in un senso unico senza ritorno e poi succedono cose brutte. Mi stavo allontanando da mio figlio, ma rinato, come se fosse tornato in me da un incantesimo. E ora vado avanti con la mia vita, cercando di fare quello che amo, l’attore e il vigile del fuoco“. E di questi tempi i pompieri stanno sulla bocca di tutti, anche perché gli incendi e i problemi sono davvero tanti, troppi per un corpo che, rispetto ad altri, fa tanto e spesso viene poco valorizzato per le imprese che compie e i sacrifici che questi ragazzi fanno ogni giorno.
“Siamo sotto organico ed è così evidente che chi ci comanda non può più voltarsi dall’altra parte…”
Marco Aceti si mette a nudo e lo fa con noi di Notizie.com, parlando dei problemi dei vigili del fuoco. E lo fa senza timori o ansie di nessun genere, ma soprattutto mettendoci la faccia: “Sono un vigile del fuoco discontinuo e permanente da 18 anni, riesco a conciliare i miei due lavori a seconda dell’importanza di quello che devo fare prendo ferie o aspettative con una cosa che si chiama permesso di prestazione occasione esterna, diverso dal permesso sportivo o di studio che, rispetto a questi, non viene retribuito e per uno come me conta, visto che ogni mese devo raggiungere degli obiettivi altrimenti sto in un mare di guai. Per girare “Lettera H” ho dovuto prendere l’aspettativa per tre mesi, non essere più un vigile del fuoco è una sensazione strana addosso, dentro di me era tutto un po’ strano: ultimo in graduatoria del mio corso, ti ferma la carriera, è come se ogni volta ricominciassi da zero per quelli del tuo corso, non sei retribuito e non ho percepito avanzamento di carriera, ma ne è valsa la pena. Lettera H è quello che sento più mio, certo non ero impegnato in caserma e non è proprio una cosa che mi piace“.
“Sono in centrale a via Genova, la 1 A – spiega Marco Aceti -. Sono un operativo con turni di 12 ore, si inizia la mattina dalle 8 alle 20, poi si smonta e si fa la notte del giorno dalle 20 alle 8 di mattina. E così via. Nei vigili del fuoco è difficile che tra di noi uno vada a litigare con altri, è davvero come se fossimo tutti una grande famiglia. Ma è altrettanto vera una cosa, che purtroppo per i vigili del fuoco siamo noi, ovvero quelli in mezzo ala strada che aiutano le persone, questi siamo noi, ci siamo sempre, giorno e notte, con terremoti, alluvioni o andare a salvare un gattino o soccorrere una vecchietta. Qualcuno si arrabbierà, ma, in modo costruttivo, può essere l’occasione per rivedere la situazione”. Marco parla con noi di Notizie.com mentre è col figlio in un parco acquatico e ha appena staccato da un turno notturno.
“I problemi dei vigili del fuoco sono tanti, troppi e non vanno coperti dalla polvere”
Per Marco Aceti non ci sono questioni che tengono. Per lui i vigili del fuoco sono la sua famiglia e ci sta male a vederla che soffre: “Ho letto l’intervista anonima che avete fatto voi di Notizie.com, sono d’accordo su tutto quello che ha detto il mio collega. Una denuncia per la quale i problemi che ci sono si sanno e si possono risolvere in maniera costruttiva. E, però che siamo sotto organico è un fatto assodato o che i mezzi non sono sufficienti è altrettanto assodato. Ma non è che non fanno niente i comandanti, un ricambio c’è è da rivedere l’organizzazione alla base, quella sì che è allucinante: c’è una regola quando entri devi andare qualche tempo fuori al Nord, ecco bisognerebbe rivedere questa tipo di scelta, soprattutto perché c’è mancanza di organico, ma è una delle tante. Le cose si evolvono e devi stare al passo coi tempi. Parliamo dei mezzi, ne abbiamo di nuovi che ci danno e che spesso e volentieri sono troppo stressati da noi ma perché ci lavoriamo, quando esci dalle 8 alle 12 volte al giorno col traffico intenso di Roma è pazzesco. Un conto è fare il pompieri in un piccolo paese un conto è farlo in una città come la nostra. Chi ci comanda deve sedersi a tavolino e trovare la soluzione. C’è una diversificazione tra chi è operativo come me e le persone che sono in ufficio, ma ciò non toglie che è parte integrante del soccorso. Ci vuole un’organizzazione più oculata così si leverebbero tanti problemi“.
Un’altra cosa sconcertante è quanto fanno ogni giorno i vigili del fuoco in relazione a quanto prendono di stipendio. Davvero una situazione ridicola, e a dirlo siamo noi. E Marco Aceti la pensa allo stesso modo: “Prendiamo troppo poco per quello che facciamo, imbarazzante, c’è una paga minima salariale che è sui 1500, poi ci sono le tabelle. E che valore ha la vita? Negli ultimi due mesi è successo di tutto a Roma, lo sappiamo tutti. Ecco in mezzo a tutti questi incendi, c’è stato il servizio di soccorso ordinario. Ovvero significa fare il pompiere in tutto e per tutto, mentre la maggior parte dei colleghi o io stesso stavamo su un incendio, le varie chiamate di altro genere chi se ne occupava? Noi, sempre noi vigili perché alla fine rispondiamo a tutti. Sempre. Il vigile del fuoco, pur di rispondere a ogni chiamata, si ammazza pur di fare tutto, mentre c’era Malagrotta c’era l’inferno o sulla Palmiro Togliatti, noi come 1 A, siamo intervenuti su incidenti stradali, abbiamo fatto tentati suicidi. Quello che voglio dire che tutti noi vigili del fuoco ci mettiamo il cuore, arriviamo alla sera alle otto morti e non possiamo staccare magari perché c’è bisogno di noi e si deve rimanere. Ci mettiamo talmente tanto di noi per riuscire a fare tutto, pensi se tutto fosse più organizzato e oculato. E’ assurdo quanto ci pagano per quello che facciamo”