Mondiali, il medico federale della Federazione italiana Scherma Fiore: “Staff dedito alla prevenzione e agli obiettivi condivisi”
Lo staff medico della FIS rappresenta una realtà unica nella panoramica delle federazioni sportive italiane. È composto da circa cinquanta professionisti, infatti, tra medici, fisioterapisti, psicologi, preparatori fisici, che operano in funzione di una filosofia di lavoro orientata alla prevenzione ma anche di valori e di obiettivi condivisi, in un’atmosfera di grande armonia e collaborazione.
Agli ultimi Mondiali lo staff scelto dal dottor Antonio Fiore, medico federale della Federazione italiana Scherma, era composto da quattro professionisti: la dottoressa Valeria D’Errico, nonostante fosse alla sua prima esperienza in una competizione così importante, ha il pregio di conoscere molto bene la scherma per averla praticata, ma anche di aver maturato un’esperienza ormai decennale in questa disciplina sportiva. Valeria ha una forte personalità, che le consente di gestire con grande sicurezza una serie di situazioni che caratterizzano il lavoro del medico dello sport e che lo rendono del tutto differente, anche sul piano clinico, rispetto all’attività che si può svolgere in un ambulatorio o in un ospedale. In gara, infatti, bisogna agire in tempi ridotti ma, soprattutto, bisogna prendere decisioni rapide ed efficaci in un contesto spesso caratterizzato da grandi tensioni, perché la possibilità per un atleta di vincere una medaglia è talora proprio legata a questa tempestività e a questa capacità decisionale. Ovviamente, i fattori da prendere in considerazione sono ogni volta complessi e numerosi e, sia per il medico sia per il fisioterapista, non esistono sempre protocolli che si possano imparare sui libri, ma solo capacità innate che devono essere allenate con l’esperienza; per quanto riguarda i fisioterapisti presenti ai Mondiali, Stefano Vandini, Maurizio Iaschi e Alessandro Pesce sono professionisti di straordinaria esperienza e capacità, che si evidenziano soprattutto nella gestione delle situazioni di gara, in cui il fattore tempo assume un valore fondamentale e la personalità di chi deve agire rappresenta un valore aggiunto indispensabile. Va sottolineato, però, come sul piano umano questi tre ragazzi riescano a rappresentare per gli atleti ben più che dei semplici professionisti della salute ma anche un rassicurante elemento equilibratore: in tal senso, riescono a svolgere un ruolo che non esito a definire di fondamentale importanza anche in chiave psicologica e, in definitiva, in funzione della prestazione.
La nazionale Italiana di scherma è stata impegnata nei Campionati del Mondo: un bilancio di questa esperienza?
Antonio Fiore: “I bilanci sono sempre difficili ma di sicuro, dopo un’Olimpiade che aveva lasciato un po’ d’amaro in bocca per la mancanza di un oro, questi mondiali hanno rappresentato il pronto riscatto della scherma italiana, che ha ripreso prepotentemente il posto dominante che le spetta nel contesto internazionale. Ciò che fa ben sperare, però, è soprattutto il futuro, perché questa gara ha portato alla ribalta alcuni giovani di gran talento che certamente rappresentano una grande speranza per i prossimi Giochi di Parigi 2024“.
Maurizio Iaschi: “Dal mio punto di vista è un bilancio altamente positivo, sia per i risultati sportivi raggiunti che per l’efficiente lavoro svolto dallo staff medico della fis. Quest’ultimo ha consentito di risolvere le problematiche emerse negli allenamenti pre- mondiali, permettendo agli atleti di potersi esprimere al massimo delle proprie potenzialità. Ho inoltre respirato un clima di serenità e armonia all’Interno del gruppo dato probabilmente dalla voglia dopo la pandemia di riappropriarci di una manifestazione vissuta nella sua completezza; cosa che non era accaduta nei giochi olimpici di Tokyo. Anche la nutrita presenza di atleti giovani alla prima esperienza “mondiale” ha avuto la sua importanza nel creare quel clima sopra descritto“.
Alessandro Pesce: “Rappresentare la mia Nazione ed essere convocato è sempre motivo di grande orgoglio per me. Per questo, già esser qui, ogni volta, rappresenta una soddisfazione personale immensa. Questo campionato del mondo è stato ricco di emozioni, anche sicuramente per il ritorno ad una vita di squadra normale dopo le restrizioni di Tokyo dovute alla pandemia. In primis, però, l’importante è stato tornare a far parte dello staff medico dopo qualche assenza per motivi personali. Ecco uno dei motivi che ha reso differente questa competizione, che ha significato molto per me. Un mondiale che mi ha motivato ulteriormente a contribuire, con la massima energia, ad aiutare i nostri atleti azzurri a conquistare le medaglie“.
Stefano Vandini: “Sicuramente positivo, otto medaglie di cui due ori a squadre e alcuni argenti ad una stoccata non sono poche, va però tenuto in considerazione l’assenza della Nazionale Russa“.
Valeria D’Errico: “Il mio bilancio è estremamente positivo, soprattutto perché si è trattato del mio primo mondiale assoluto come medico di squadra. Quest’esperienza mi ha regalato la gioia di essere al fianco sia di atleti olimpionici, sia di ragazzi che conosco e che seguo da anni, fin da quando si trovavano nella categoria under 20. Inoltre, ho avuto modo di lavorare al fianco di tre fisioterapisti “veterani” dai quali non si smette mai di apprendere, sul professionale ma non solo“.
Com’è andato il Mondiale dal punto di vista fisico per gli atleti?
Valeria D’Errico: “Alcuni atleti non erano arrivati al mondiale al cento per cento delle proprie condizioni, per pregressi infortuni sopraggiunti in particolare nell’ultimo periodo: un trimestre costellato di appuntamenti agonistici importanti. Il nostro impegno maggiore è stato dunque quello di lavorare a stretto contatto con tutte le figure professionali della nazionale e degli staff personali degli atleti, al fine di arrivare all’appuntamento del mondiale con il miglior livello di condizionamento possibile. Tutto sommato, abbiamo realizzato l’obiettivo e possiamo ritenerci soddisfatti“.
Voi avete vissuto in prima linea anche le Olimpiadi e svolgete in ogni competizione un ruolo fondamentale: come si prepara un atleta in vista di impegni così importanti?
Alessandro Pesce: “Le Olimpiadi per un atleta in primis, ma anche per un fisioterapista sportivo, sono il raggiungimento di un traguardo importante. Probabilmente il più prestigioso che ci sia, in assoluto. Ed è per questo che il medico federale Antonio Fiore e il coordinatore Stefano Vandini scelgono sempre accuratamente lo staff che segue nel corso del quadriennio ogni singola arma (sciabola, fioretto e spada). Gli atleti per tutti i quattro anni vengono costantemente monitorati per far sì che ognuno di loro possa arrivare alla competizione al meglio delle condizioni fisiche. Nulla viene lasciato al caso, la cura dei minimi dettagli è fondamentale. A volte però, la programmazione, per cause di forza maggiore, viene meno. Come quando nel 2016 Aldo Montano si lesionò un tendine della spalla. Ci trovammo, staff medico e tecnico insieme all’atleta, a dover decidere cosa fare a pochi mesi dalle Olimpiadi. Una scelta difficilissima. Decidemmo quindi di sottoporlo ad intervento chirurgico. Non ti nascondo che non dormii per diverse notti perché la riabilitazione aveva dei tempi ridotti rispetto ai tempi dell’operazione. E le Olimpiadi erano alle porte. Ma l’impegno e la tenacia del campione lo portarono sulle pedane di Rio 2016“.
Stefano Vandini: “Personalmente dopo aver partecipato a 6 Olimpiadi e 17 Mondiali e dopo aver visto i più svariati metodi messi in campo da preparatori e tecnici, mi sento di poter affermare che è si importante la giusta preparazione fisica e tecnica, ma ciò che fa veramente la differenza è l’approccio mentale“.
Maurizio Iaschi: “Un atleta prepara l’olimpiade come la gara della vita, diventa maniacale nella cura dei dettagli e anche se abituato, l’ansia cresce in maniera esponenziale man mano che ci si avvicina alla gara. È compito dello staff medico confrontarsi quotidianamente con quello tecnico per consentire un monitoraggio attento delle condizioni psico- fisiche dell’atleta. Il rapporto professionale consolidato negli anni ci consente di gestire le varie fasi della preparazione con la giusta conoscenza delle esigenze e delle problematiche che potrebbero presentarsi“.
La scherma negli ultimi anni sta riscuotendo maggiore successo. Quali sono i benefici (anche fisici) che possono portare ad avvicinarsi a questa disciplina?
Antonio Fiore: “Elencare in modo sintetico tutti i benefici di un’attività sportiva complessa come la scherma non è un’impresa facile. Tuttavia, voglio sottolineare soprattutto gli aspetti positivi sul piano neuro-motorio, perché troppo spesso si pensa agli sport essenzialmente in chiave di benefici per l’apparato locomotore, quello cardiovascolare e quello respiratorio. Viceversa, la varietà e la complessità degli stimoli per il sistema nervoso che caratterizzano fioretto, sciabola e spada, rappresenta un obiettivo adattativo di fondamentale importanza non solo nell’età evolutiva e giovanile ma anche in quella più avanzata. In altri termini, la scherma è un ottimo sistema per rallentare i processi di invecchiamento dell’organismo che, se non stimolato adeguatamente sul piano neuromotorio, perde col tempo sempre più capacità coordinative“.
Valeria D’Errico: “La scherma é una disciplina che allena capacità metaboliche miste ( aerobiche e anaerobiche ), coordinative, di equilibrio e di estrema precisione. L’attenzione non è solo allo spazio che il nostro corpo ha nello spazio ( sulla pedana) ma anche al tempo con cui ti muovi in esso e con cui ti relazioni all’azione / intenzione dell’avversario. Infine, ti insegna a sapere autogestire energie psico-fisiche durante una intera giornata di gara in cui ogni due ore circa tutte le tue capacità attentive devono essere indirizzate nel migliore dei modi nei dieci-quindici lunghissimi minuti in cui ti giochi il tuo cammino verso una medaglia: requisito fondamentale per centrare gli obiettivi nella vita di tutti i giorni“.