La dichiarazione di Giorgia Meloni dirada in maniera definitiva ogni possibile ombra su chi sarebbe il premier in caso di vittoria di Fratelli d’Italia.
“Se vince Fratelli d’Italia, faccio io il premier”. Poche parole che bastano a mettere definitivamente in chiaro ogni possibile dubbio riguardante un’eventuale vittoria del centrodestra alle prossime elezioni, con il partito di Giorgia Meloni in testa, come ormai affermano all’unisono tutti i sondaggi.
Così anche i principali commentatori e quotidiani nazionali salutano positivamente la chiarezza e la decisione della leader romana, due pregi che molto probabilmente hanno segnato positivamente la sua ascesa nella politica italiana.
L’annuncio è stato lanciato dalla Meloni in diretta
L’annuncio è stato lanciato dalla Meloni in diretta su Rtl 102.5, che a domanda su quale fosse il nome del futuro premier nel caso di vittoria del suo partito, ha risposto: “Il nome sono io”. Aggiungendo con serenità: “Perché non dovrebbe esserlo?”. “La cosa che non capisco è: perché la Meloni no?”, è stata la sua domanda durante la conversazione radiofonica, rispondendo indirettamente a coloro che parlavano di ipotesi terze.
“Io penso che chi vota Fratelli d’Italia voti in quest’ottica e non per trovarsi un Giuseppe Conte….”, ha insistito Meloni spiegando le basi del suo ragionamento, in coerenza con l’opposizione a ogni ipotesi terza e tecnica portata avanti almeno fin dall’inizio dell’ultima legislatura. Ma allo stesso tempo rassicura tutti: “A differenza di quello che piace molto alla stampa, non farò la campagna elettorale parlando di nomi, premier e ministri”.
Al contrario, Meloni ha spiegato di puntare a parlare, in queste settimane che separano dal voto, di programmi e progetti. In modo particolare, il primo sarà pronto entro questo fine settimana, come ha spiegato Matteo Salvini, aggiungendo che al massimo si parlerà in queste ore di alcune ultime limature alla bozza circolata la scorsa settimane, su alcune questioni come l’autonomia differenziata. Mentre dall’altro lato si parla di qualche ritardo sui collegi per l’arrivo di alcune alleanze locali, come quelle tra i centristi Cesa e Brugnaro o tra Toti e Lupi.