Non solo Renzi e Calenda, che hanno sempre “navigato a sinistra”: c’è anche un centro che guarda a destra, quello di “Noi Moderati”.
Si tratta di un simbolo che raggruppa 4 liste e che punta al 3,5%, e che unisce i tradizionali eredi del popolarismo italiano di Don Sturzo e della grande cultura democristiana. Oggi, gli esponenti politica che ha questo pensiero politico si rifanno fin dall’inizio della loro carriera si presentano uniti come “quarta gamba del centrodestra”, e puntano ad essere il contrappasso di eventualmente eccessi di destra all’interno della coalizione.
In campo i moderati eredi della tradizione democristiana
All’interno della formazione si trovano Udc, Coraggio Italia, Italia al centro e Noi con l’Italia, i cui interpreti alla guida sono rispettivamente Lorenzo Cesa, Luigi Brugnaro, Giovanni Toti e Maurizio Lupi. La presentazione del logo blu, con all’interno i diversi simboli del quartetto centrista, tra cui il glorioso scudo crociato, si è avuta a Montecitorio nello stesso giorno di quella di Renzi e Calenda, di cui si è parlato molto di più. Saranno però i risultati elettorali a dire chi ha davvero un maggior peso politico.
Renzi e Calenda “hanno sempre navigato a sinistra”
“Io non voglio parlare male della culla accanto. Ma bene del mio bebè”, sgombra il campo da eventuali contrapposizioni Maurizio Lupi in un’intervista al Corriere della Sera, parlando della coalizione “Noi Moderati” come di “una proposta politica basata sulla libertà di educazione, di impresa e di religione. Sulla famiglia, la solidarietà e la sussidiarietà e il protagonismo della persona e della società attuata con concretezza e responsabilità”.
A differenza di quella di Renzi e Calenda, che “hanno sempre navigato in uno spazio di sinistra”. “Noi abbiamo messo insieme figure credibili come Brugnaro, riconosciuto come miglior sindaco di Italia, Giovanni Toti che ha lanciato il metodo Genova e Cesa uno dei fondatori del Ppe”, chiosa Lupi. “Noi siamo coerenti e concreti”.
Nel programma famiglia, istruzione ed Europa
Il punto, per Lupi, è andare in cerca dei tanti elettori moderati che negli anni sono scomparsi, tra scontenti, disillusi e arrabbiati, divisi oggi tra coloro che non si recano alle urne e gli altri che si sono divisi nelle scorse elezioni tra proposte più estreme, di pancia. “Il problema non è rincorrere altri, ma dimostrare che i moderati ci sono, il bene comune non è una parolaccia, esiste la moralità del fare e la politica estera è un pilastro. Senza essere in Europa e nel mondo occidentale l’Italia sarebbe più debole“, spiega Lupi.
L’obiettivo politico è quello di “rappresentare gli elettori persi: il Pdl nel 2008 ne aveva 14 milioni”, e al contempo di “rappresentare gli elettori persi: il Pdl nel 2008 ne aveva 14 milioni”, “aiutando le famiglie” incrementando la quota del Pil a loro dedicata. Al primo punto, conclude il politico cattolico, “si parta dall’istruzione, la battaglia sugli stipendi degli insegnanti non è solo della sinistra”.