Cancro al seno, la ricostruzione cambia passo: ecco la svolta

Il tumore al petto è il più diffuso tra le donne e molte aziende da anni stanno lavorando per trovare le soluzioni più semplici e facili da attuare

Quello al seno è il cancro più comune nella popolazione femminile: una diagnosi di tumore maligno su tre, nelle donne, riguarda la mammella. Grazie agli screening tempestivi e alle terapie sempre più efficaci, però, la sopravvivenza oggi è dell’88% circa. Il percorso terapeutico prevede quasi in tutti i casi la rimozione parziale (lumpectomia o quadrantectomia) o totale (mastectomia) della ghiandola mammaria, a cui spesso segue la ricostruzione, che è oggi considerata parte integrante della cura contro il cancro e, come tale, è a carico del servizio sanitario nazionale.

Il tumore
Lo screening al seno è il modo più rapido per iniziare gli esami e approfondire successivamente per vedere se ci sono problemi o meno (foto Ansa)

Nella maggior parte degli interventi si utilizzano protesi in silicone, che hanno indubbiamente molti vantaggi, ma che portano con sé lo svantaggio di dover essere sostituite (ogni 10-15 anni, di norma), possono dare luogo a fastidi e sono state correlate a una forma di linfoma che – in rarissimi casi, va detto – si può sviluppare nel seno. In generale, l’idea alla base di queste protesi, costruite con materiali biodegradabili grazie alla stampa 3D, è di fornire una struttura predefinita che funga da ‘impalcatura‘ o da ‘terreno fertile‘ per far crescere al suo posto del tessuto della paziente stessa, e che si riassorba non lasciando alcun corpo estraneo nel seno. Ma qualcosa sta per cambiare.

Una rivoluzione per la ricostruzione del seno dopo un tumore

L'attesa
Un momento di attesa dopo lo screening al seno (foto Ansa)

La sperimentazione di impianti per la ricrescita dei tessuti naturali del corpo comincerà a breve e in caso di successo potrebbe fornire un’alternativa alle protesi al seno in silicone. Secondo stime aggiornate, ogni anno a 2 milioni di persone viene diagnosticato un cancro al seno, il cui trattamento spesso prevede la rimozione dell’organo colpito dalla malattia. Ecco perché la ricerca sta puntando su tessuti che vengono assorbiti dall’organismo: cioè protesi realizzate con un polimero bioassorbibile ottenute sempre con stampanti 3D, che una volta inserite nel corpo vengono lentamente “colonizzate” dalle cellule adipose, fino a scomparire.

L’impianto è completamente degradabile”, ha spiegato al Guardian Julien Payen, CEO della startup Lattice Medical, “a 18 mesi dall’inserimento nel corpo non c’è più alcuna traccia di materiale artificiale”. La prima sperimentazione umana dovrebbe iniziare l’11 luglio del prossino anno in Georgia. La grande incognita è la sensibilità dei seni “ricresciuti”: i nervi a contatto con il silicone non ricrescono, mentre grazie ai nuovi impianti rimarrebbero collegati, garantendo quindi una migliore sensibilità dei tessuti. Una svolta radicale per tutte le donne.

 

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