L’ex allenatore del Manchester United, nonché leggenda dei Red Devils, ha raccontato la sua gioventù tra eccessi ed errori.
Un boss. Come lo chiamano in Inghilterra. Manager a 360 gradi, capo indiscusso dello spogliatoio e riferimento del club. Questo era Alex Ferguson, questo è stato per 27 anni al Manchester United, portando il club di Old Trafford sul tetto d’Inghilterra e del mondo. Ma com’era Ferguson quando calcava i campi da calciatore? Non proprio un esempio di perfetta professionalità. A raccontarlo è proprio Sir Alex nel documentario a lui dedicato.
Il racconto della carriera di Ferguson in un documentario
Ferguson racconta di un episodio emblematico, accaduto nel 1961, quando giocava nel St. Johnstone con cui alla fine metterà insieme 37 presenze e 19 gol: “Ho deragliato, ero sempre in giro. Ho cominciato ad uscire ogni venerdì anche le sere prima delle partite. Mio padre mi diceva ‘Dove vai?’ e io ‘esco, vado a ballare’ e lui ‘ma domani hai la partita’ e io ‘Sono tra le riserve quindi non è che cambi molto, lo sai’”. Un comportamento irresponsabile, fuori dalla logica del calciatore professionista, un modo di fare che causò diverse liti con il padre, tanto che i due non si parlarono per ben due anni: “Abbiamo litigato quando mi ha detto: ‘fa’ a modo tuo, vediamo cosa succede!’ Così non ci siamo parlati per due anni tra il 1961 e il 1963”.
Giovane ribelle, irrequieto, figlio di Govan, sobborgo di Glasgow, Alex ebbe diversi problemi anche a scuola, tanto da venir bocciato sia alle elementari e poi al liceo, il calcio fu un’opportunità che a quel punto poteva anche sfuggirgli di mano: “Una notte sono uscito e mi sono ubriacato. Sono finito in prigione, poi in tribunale e sono stato multato. Ero la pecora nera della famiglia. Mi è sempre rimasto in testa, questo momento. Me ne sono pentito”. Poi la maturità e la carriera da allenatore, fino a diventare un’icona del Manchester United e del calcio mondiale.