Un team giapponese ha studiato le reazioni dei bambini alle tecniche utilizzate dai genitori per calmarli e ne ha tratto un metodo efficace
Come fare addormentare un neonato è una delle grandi domande che si pongono tutti, ma soprattutto i neogenitori. La risposta è spesso affidata al caso, esistono tuttavia dei piccoli accorgimenti che aiutano a rilassare il bambino e far si che possa addormentarsi in maniera del tutto naturale.
La premessa da fare è che per i neonati e i bambini sotto i tre anni i risvegli frequenti sono fisiologici, anche quando è terminato l’allattamento, quindi non dobbiamo meravigliarci se all’improvviso saranno lì a ricordarci che sono appena nati. Che un neonato sia più o meno “dormiglione” ,quindi, è questione puramente casuale e fortuita.
Uno studio scientifico per far riaddormentare il neonato
L’arrivo di un piccolo frugoletto in casa è la gioia più grande che due genitori possano provare, il coronamento di un amore e la gioia di aver cominciato ad allargare la famiglia, ma poi c’è bisogno di tanta pazienza, tanto amore e qualche piccolo consiglio per accudirlo al meglio o per farlo, ad esempio, addormentare quando non ne vuole proprio sapere. E su questo i ricercatori del Riken Center for Brain Science, in Giappone, hanno forse la soluzione giusta, una semplice ricetta scientifica che aumenta le probabilità che il bambino smetta di piangere e rimanga addormentato. La cosa istintiva che tendiamo a fare tutti quando il neonato piange e non riesce ad addormentarsi è quella di prenderlo in braccio e cominciare a cullarlo camminando. Ecco, partendo proprio da questi semplici e automatici passaggi, i ricercatori hanno studiato il modo in cui i neonati reagiscono ai tentativi dei genitori di calmarli e di addormentarli. Tutto dipende dal loro battito cardiaco.
La frequenza del battito aiuta a prendere sonno
Grazie a una macchina per l’elettrocardiogramma hanno monitorato il battito cardiaco dei bambini, mentre il loro comportamento è stato registrato grazie a delle videocamere e poi confrontato con le azioni del genitore, associate alle varie fasi e alla frequenza del battito. Come riferisce Kumi Kuroda del Riken Center, “camminare per cinque minuti con il bambino ne favorisce il sonno, ma solo se sta piangendo”. Infatti nelle osservazioni effettuate tutti i bambini hanno smesso di piangere, la frequenza cardiaca si è ridotta, e la metà si è addormentata, ma appena si smette di camminare la frequenza cardiaca dei bimbi aumenta. Però, se il neonato è calmo in partenza, camminare non aumenta le probabilità che si addormenti. Non sembra, invece, un modo efficace per far smettere di piangere i neonati quello di tenerli in braccio, ma rimanendo seduti perché la frequenza cardiaca dei neonati aumenta e quindi inevitabilmente il pianto non cessa.
Ancora qualche minuto in braccio dopo averlo fatto addormentare
Mettendo insieme i loro dati, Kuroda e i colleghi sono giunti alla conclusione che, quando il bambino piange troppo e non riesce proprio ad addormentarsi, la cosa migliore è portarli a spasso e cullarli per circa cinque minuti poi, quando si sono calmati o addirittura addormentati, perché a quel punto è scesa la famosa frequenza cardiaca, è meglio rimanere seduti con i bimbi in braccio per circa otto minuti prima di sdraiarli nella culla. I ricercatori giapponesi, inoltre, stanno sviluppando un dispositivo indossabile chiamato “baby-tech” con cui i genitori potranno monitorare gli stati fisiologici dei loro bambini sui loro smartphone in tempo reale. Un modo, secondo loro, per imparare a riconoscere le esigenze dei bambini e trovare le soluzioni più appropriate, così da ridurre stress e ansia di tutti i membri della famiglia.