Parla il responsabile della Lega dei campi di serie A: “Caldo, le tante partite e la burocrazia non aiutano. Il mito inglese? E’ da sfatare e poi i loro stadi sono di proprietà”
Non solo gli stadi sono da rifare e rivedere, ma da qualche anno, diversi allenatori si lamentano per le condizioni dei terreni di gioco, zolle che saltano ai primi contrasti e buchi sul terreno sui quali, a volte, è difficile controllare il pallone. Giocatori e tecnici a parte, spesso dalle immagini televisive si vede chiaramente che il terreno di gioco non è proprio un tappeto, tutt’altro. Una cosa aberrante e che non dà una grande immagine. A parlarne con noi di Notizie.com il massimo esperto, l’agronomo Giovanni Castelli, il responsabile della Lega Calcio dei terreni di serie A, un “Decano”, un vero fuoriclasse nel suo campo, anche perché fa questo lavoro dai mondiali del ’90, non proprio l’altro ieri. “Anche io ho gli occhi e anche a me piace vedere le partite su un campo perfetto. Secondo lei la Lega Calcio ci tiene o no ad avere terreni di gioco ideali per il gioco del calcio o no? Ci tiene, eccome, anche perché se si vendono i diritti della serie A all’estero, contano anche e soprattutto questo genere di cose, la differenza la fanno i dettagli. E avere l’erba e il terreno di gioco come se fosse un tappeto è una delle priorità della Lega, glielo assicuro“.
E allora cosa sta succedendo e cosa è successo, visto che tra Firenze e all’Olimpico soprattutto, ma anche altri stadi, ci sono state delle difficoltà? “Le dico una cosa – la premessa di Giovanni Castelli a Notizie.com -, e non è un mettere le mani avanti, ma vera e nuda cronaca. Quella che è appena passata, e non ancora finita, è stata la stagione più calda dal 2003, l’erba è sempre una cosa naturale e la siccità ha danneggiato anche il terreno di gioco. In più oltre a questo fattore, ci mettiamo tutti i concerti che ci sono stati dopo due anni di stop dovuti alla pandemia. Ecco diciamo che, nonostante queste premesse che le ho fatto, la situazione è più che discreta. Giocare a ferragosto e subito dopo non è stato il massimo, e quello è stato anche il periodo più complicato, ma adesso le cose si stanno sistemando e più si andrà avanti, più si migliorerà, vedrete, anche all’Olimpico“.
“Mou e Sarri a breve saranno contenti della condizione dell’erba dell’Olimpico, ancora un po’ di pazienza”
E cosa è successo a Roma, visto che Mourinho e Sarri si sono così arrabbiati? “Loro due sono due amici e se dicono determinate cose, lo fanno solo perché vogliono il meglio, sa quante volte ho parlato con loro, ma anche con altri. Quello che dicono è uno stimolo a fare meglio, non ci rimango certo male“. “Per l’Olimpico e per quello che è stato fatto – ha spiegato Castelli – è un tipo di processo che purtroppo non può essere breve, il tipo di erba con la quale è fatto l’Olimpico ha bisogno di particolari attenzioni in determinati momenti della stagione, diciamo così, generalizzando molto da Firenze in giù si usano tipo di erbe diverse che non quelle che vengono usate nel centro-nord, quelle usate nella parte centro-meridionale vanno benissimo d’estate a condizione di essere molto attenti in alcune circostanze, all’Olimpico in una circostanza è scappato qualcosa che comunque è stato ripreso. Ci vogliono i tempi della natura, ma il tutto è in via di totale risoluzione. Le partite dopo ferragosto non sono le migliori però devo dire che nonostante non sia ancora ancora al top dopo la pausa della nazionale andrà meglio“.
Il vero problema è anche un altro, e non di poco conto. Giovanni Castelli, gira come una trottola dal Nord al Sud dell’Italia ogni settimana, proprio per verificare al meglio le condizioni dei campi e per sincerarsi che tutto vada bene. Lui è il responsabile, e insieme ai suoi collaboratori, segue ogni singola mossa e ogni singolo stadio, stando vicino se controllando passo che tutto viene fatto nel migliore dei modi. “La lega calcio non ha la manutenzione degli stadi sia ben chiaro – precisa l’agronomo a Notizie.com – uno dei problemi è che non ci sono gli stadi di proprietà ancora e quindi i terreni sono di gestione o di enti o dei comuni. A Reggio Emilia c’è il Mapei Stadium di proprietà della Mapei che è anche artefice della manutenzione come a Torino con lo Juventus Stadium, poi c’è il Franchi di Firenze, ma lì è il comune che gestisce tutto, Lazio e Roma, il campo è del Coni, ma la gestione dell’impianto è in capo a Sport e Salute che a sua volta destina tutto ad una ditta che se ne occupa. Qui poi c’è da sfatare un mito che non esiste, ovvero quello inglese. Se le nostre strutture vengono mantenute e utilizzate fisse alla pari di quello che succede in UK, non ci sarebbero problemi, ma c’è da dire una cosa che tanti sottovalutano, intanto in Inghilterra c’è una temperatura di 25 gradi quando in Italia ne fanno 40-45, basti pensare che adesso a Roma o a Napoli fanno 30 gradi e lì 18, e vi assicuro che l’erba quando fa caldo soffre, una specie di interruttore interno si spegne e tutto diventa ancora più complicato. Il secondo tema è che in Inghilterra tutti gli stadi sono di proprietà e c’è luna maggior predisposizione alla cura, devo ammettere che quando di mezzo ci sono le amministrazioni comunali o altre ditte c’è sempre il gioco delle tre tavolette. Poi il terzo elemento, non ci dimentichiamo che in uno stesso impianto, tranne a Torino, ci giocano più squadre, come a Roma, Genova, Milano. E anche questo non aiuta. La quarta cosa è la cultura inglese che destina alla manutenzione dei campi molto di più di quello che si possa pensare, San Siro, che è già un’eccezione in questo senso, è la più alta con 4-5 giardinieri, gli altri stiamo due-tre, In Inghilterra siamo sugli 8-10. E nonostante questo, le assicuro che i nostri giardinieri se vanno in Inghilterra sarebbero dei fuoriclasse assoluti”
“L’altezza massima consentita è 22 mm, più bassa e più veloce andrà la palla, noi ci fidiamo anche perché ci sono le sanzioni. Le furbate si fanno nel bagnare l’erba prima di una gara…”
Ma ci sono delle particolarità che a tanti sfuggono o che non sanno proprio. Il tipo di erba, ad esempio, la qualità, la resistenza o quanto addirittura deve essere tagliata e soprattutto alta, pena delle sanzioni, visto che l’Uefa ha imposto un’altezza minima che tutti devono rispettare. L’Olimpico, ad esempio, è quello che sta soffrendo di più sulla qualità, anche se è in via di miglioramento e qui Giovanni Castelli approfondisce il discorso: “Il tipo di erba pur non avendo problematiche gravi avrà all’inizio della partita, ossia al warm-up, una situazione che è buona, ma poi peggiora sempre di più, io il campo definisco sporco, con pezzi di erba che saltano, con il campo che è cosparso di pezzetti di erba, in maniera più evidente adesso e giocare lì sopra non è proprio bellissimo né tanto meno semplice“.
Ma occhio perché se adesso che cè la sosta i campi possono migliorare, non è detto che dopo la sosta per i mondiali sia tutto perfetto. Paradossalmente potrebbe non essere così. “Da metà novembre a fine dicembre, alcuni campi al sud non sono proprio nelle migliori condizioni e molto è dettato anche dal meteo e dal caldo. Già il fatto che non si giochi è una cosa buona, ma poi a gennaio si tornerà a giocare e ci sarà un tale superlavoro dove saranno messe in calendario, non solo le coppe e il campionato ma anche la coppa Italia e i campi, se all’inizio saranno perfetti, poi diventeranno sempre più stressati e temo che non sia proprio il massimo, ma si farà anche lì un superlavoro, ma già prevedo che qualcuno si lamenterà. Da gennaio febbraio e marzo si “mangeranno” il lavoro che sarà stato fatto quando da novembre a dicembre“. E poi le chicche, ossia quel genere di cose che tanti non sanno e che, a volte potrebbero fare anche la differenza, come l’altezza dell’erba. “L’altezza – spiega Castelli a Notizie.com – non può eccedere di 28 mm, sa quanti mister vorrebbero un taglio a 10 mm, anche perché più è bassa è più il campo diventa diventa veloce, ma poi se la tagli così bassa, più ci giochi, più si rovina naturalmente e non tiene. La Norma Uefa impone a 22 l’altezza del taglio dell’erba. Ci possono essere delle furbate, ma ci fidiamo e non controlliamo, anche perché c’è un delegato di Lega, se è troppo alta verifica e poi in un ultima analisi c’è l’arbitro, ma tutti rispettano queste piccole norme. Le furbate ci possono essere quando si bagna il prato: più veloce se è bagnato, se voglio rallentare un campo, ad esempio, non lo bagno del tutto, ma non succede quasi mai. Quasi. Fino a quando si può bagnare? Non oltre un’ora prima dell’inizio gara, anche se a volte qualcuno esagera e lo bagna più de dovuto per rallentare il gioco, se davanti ha una squadra più forte e tecnica, ma poi può anche essere un boomerang…“. Infine un’accortezza e una cosa sulla quale stanno lavorando e confrontando, ovvero sugli allenamenti della rifinitura e su quelli subito dopo la gara. “Gli allenamenti non dovrebbero essere fatti allo stadio, non si fanno – ammonisce Castelli – io capisco che per non privare della motricità degli atleti dopo che sono stati due ore in panchina li si faccia muovere, ma un conto e fare una sgambata, un altro e effettuare un vero e proprio allenamento, anche perché, pure quello, può essere un problema per il campo. In Inghilterra non succede, magari tra un po’ pure da noi. Un giorno con gli stadi di proprietà tutte queste cose in mezzo che danno un po’, diciamo solo un po’, di problemi, non ci saranno e anche la Serie A potrà avere i suoi tappeti. Ma non ci siamo tanto lontani, secondo me. Abbiate fiducia”