Il “sudoku” di Buckingham Palace per i posti ai Re e leader al funerale della Regina

L’ordine di arrivo nell’Abbazia di Westminster non è casuale, ma lo scivolone è dietro l’angolo. Una lunghissima preparazione dove lavorano 300 persone, 24 ore al giorno

E’ l’evento più importante degli ultimi cinquanta anni o forse più in Inghilterra. Sono ore frenetiche a Buckingham Palace per il cerimoniale di corte, alle prese con il difficile e delicato ‘sudokù delle presenze di teste coronate e capi di Stato ai funerali della regina Elisabetta II. Quando lunedì dalle 11, puntualissimi, gli occhi di miliardi di persone seguiranno in tv le esequie della sovrana più pop, tutto dovrà funzionare come un orologio e gli invitati dovranno essere già al loro posto all’interno dell’Abbazia di Westminster (gli ingressi cominceranno tre ore prima). Ma dietro la facciata ci sarà il lunghissimo lavoro preparatorio, un vero e proprio puzzle, a cui lavorano freneticamente circa 300 persone, praticamente 24 ore al giorno, da quando è stata annunciato il decesso.

L'attesa
La lunga coda di persone in attesa di ruivolgere l’ultimo saluto alla Regina Elisabetta II (ansa)

E’ come organizzare 100 visite di Stato tutte in una volta, ha osservato mestamente una fonte. L’obiettivo è fare in modo che tutti – teste coronate (ci saranno quelli di tutta Europa), leader di nazioni, responsabili di istituzioni- arrivino nel posto giusto e al momento giusto e che siano tenuti anche al sicuro, oltreché sfamati, abbeverati e coccolati. La task force voluta dal governo lavora in una sede battezzata ‘The Hangar‘, in cui brulicano diplomatici, esperti cerimoniale e protocollo, staff comunicazione, uomini dell’intelligence. Il primo compito ovviamente è stato quello di inviare gli inviti giusti: la regola era che fosse invitato il capo di ogni Stato con cui il Regno Unito intrattiene relazioni diplomatiche. Ma ci sono state, ovviamente, alcune eccezioni.

Gli inviti già scottano: Putin non ci sarà

Il corteo
Il feretro della Regina Elisabetta II (Ansa)

Non sono stati invitati Russia e Bielorussia, ovviamente per via della guerra in Ucraina (dal Cremlino, hanno detto che Putin non aveva intenzione di andare ma poi il ministero degli Esteri ha corretto il tiro, sostenendo che fosse “immmorale” lo ‘schiaffo’). Non è stato invitato nessuno da Siria, Venezuela e tantomeno dalla Kabul dei talebani. Non verrà nessuno dal Myanmar, dove hanno appena scaraventato in prigione l’ex ambasciatore britannico. A coloro che sono stati invitati è stato detto che possono portare solo una persona, il partner o il capo del governo; quindi nessun ministro, tantomeno portaborse. Non è prevista la presenza neppure degli ex: dagli Usa, per esempio, non dovrebbe arrivare Barack Obama, che pure era riuscito a tessere un legame con la regina. L’ordine di arrivo nell’Abbazia non sarà casuale, ma lo scivolone è dietro l’angolo. I funzionari di corte devono infatti valutare, dopo i familiari più stretti, a chi tocchi l’onore di seguire il funerale dalle prime file e a chi il disappunto di essere stato sì invitato ma poi relegato in fondo in fondo. Prima dovrebbero andare i reali, poi i capi di Stato in base all’importanza nei fori internazionali (Nato, G7, Onu); ma contano anche età e anzianità di servizio.

Lignaggio, età, importanza del Paese rappresentato e anzianità di servizio sono tutti elementi che devono essere valutati per decidere le posizioni di questa scacchiera in cui nessuno vuol essere pedone. Un sudoku così complicato da far venire il mal di testa, tanto che nonostante all’Operazione London Bridge si lavorasse dagli anni Sessanta, i posti a sedere nei banchi dell’Abbazia devono essere ancora definiti. E così il dettaglio definitivo di ‘chi siede dove’ subirà fino all’ultimo- c’è da scommetterlo- gli ultimi ritocchi di un cerimoniale decisamente alla sua prova più impegnativa.

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